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Vino: quello che non si vende… si distilla?

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Pubblicato l’Annual Report di Valoritalia che presenta un’ampia analisi dei comportamenti e delle tendenze d’acquisto dei consumatori italiani e UK.

Un lavoro capillare con una panoramica ottenuta attraverso i dati emersi dai processi di certificazione di 218 denominazioni di origine italiane. Uno studio assolutamente da approfondire da parte degli operatori del mercato per affinare strategie e progetti.

Per il resto, il mercato del vino in Europa ultimamente registra un calo dei consumi da un lato e un eccesso di produzione dall’altro: lo scorso anno la produzione è cresciuta del 4%, sono in aumento i volumi invenduti, tant’è che la stessa Commissione Europea invita i produttori a distillare il vino in eccesso, anche per preservare al meglio le quotazioni, ma questa non è una previsione che entusiasma i produttori.

Vino e e-commerce è ormai una realtà affermata, ma che batte qualche colpo a vuoto. Dall’ultimo report di Mediobanca sul settore vinicolo italiano – che fornisce una panoramica precisa sull’andamento delle piattaforme specializzate – i dati non sono brillanti: nel 2022, complessivamente, le vendite online delle principali imprese vinicole si sono ridotte del 3,7% rispetto all’anno precedente. Se si escludono le vendite online che transitano dai siti aziendali e da quelli della GDO, l’85% del wine e-commerce è intercettato da piattaforme specializzate (pure player) le cui vendite si sono ridotte dello 0,3%.

Minoritario, invece, l’utilizzo di piattaforme generiche (ad esempio Amazon) per l’acquisto di vino. In calo anche le vendite sui siti internet di proprietà con -15,8%.

Su quel che succede nel mercato del vino online ce ne parla Carlo Vischi, advisor nel settore agroalimentare e membro del Comitato Scientifico BTO:

«I dati di Mediobanca, effettivamente, vanno a fotografare una situazione di un mercato che è quello del vino online che comunque ha una storia relativamente giovane, è un mercato che si deve ancora stabilizzare. Chiaramente, il periodo pandemico ha portato ad una situazione di forte incremento dei consumi come su tantissimi altri beni di consumo proprio perché c’era una situazione emergenziale; oggi è un mercato che si sta riposizionando, si sta ridefinendo sia sui siti di proprietà delle aziende sia su piattaforme terze. È chiaro che ci si è sempre un po’ alternati tra l’idea dell’acquisto tradizionale, il piacere di andare in un’enoteca, in un ristorante a scegliere il vino, con tutte le opportunità che ti dà l’online, quindi, la scelta di prodotto, la possibilità di avere offerte particolari dedicate, la possibilità di trovare prodotti non comunemente reperibili nell’acquisto tradizionale. Questi due fattori, chiaramente, sono stati mediati anche da altre caratteristiche che hanno influenzato e influenzano l’attitudine di acquisto e una di queste, ovviamente, riguarda anche la trasparenza dei costi di trasporto che normalmente su questi prodotti vanno ad incidere. In tutto ciò c’era già un segnale abbastanza chiaro di contrazioni dei consumi in funzione delle tendenze macro-economiche nazionali: sull’Italia e sulla Spagna il dato previsionale parlava di una diminuzione consistente, la andiamo sicuramente ad intercettare in questo studio che è stato pubblicato».

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