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Editoriali

Spiccioli e milioni

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Nel teatrino dell’Ho.Re.Ca. questa settimana c’è parecchia confusione e tutti gli attori, dai produttori di Food&Beverage ai distributori e gestori di pubblici esercizi, nei loro diversi ruoli sono in fibrillazione. Anche certi consumatori lo sono.

C’è chi sottoscrive Codici di Condotta Europea per la sostenibilità, per appuntarsi medagliette sul petto seguendo l’esempio del generale Figliuolo, ma poi, per corroborare il dividendo degli azionisti, ha già pronto un bel pacchetto di lettere di licenziamento da tirare fuori non appena si saranno chiusi gli ombrellini governativi.
C’è chi fa causa al Ministero della Sanità cinese reo di non aver avvertito subito il Mondo del pericolo pandemico. Pare che la richiesta di indennizzo sia di 200 milioni di euro. Pochini a dire il vero: se tanto ci da tanto, il 37% di perdite nel 2020, in un mercato che l’anno prima aveva fatto 86 miliardi di euro, vale di più di 200 cocuzze. O no? Boh! Si vede che ci si accontenta: pochi, maledetti… e subito!

Tuttavia, in attesa che la Cina paghi il conto (col piffero, ovviamente), c’è chi non sa più dove mettere i clienti, anche avendo occupato ogni possibile spazio all’esterno: la Fiepet ha stimato che sotto il cielo d’Italia negli ultimi mesi sono stati autorizzati all’aperto almeno 180 mila tavoli. Quelli non autorizzati non sono stati contati, meglio non contarli.

C’è chi, poi, lamenta ritardi sulle forniture, del resto una partenza così a razzo nessuno se l’aspettava, neanche quei produttori che hanno preferito sfruttare tutta la C.I.G. piuttosto che riavviare gli impianti e fare scorte.

In conclusione, l’Ho.Re.Ca. in Italia in questo Luglio da “variante Delta”, è in rottura di stock specie nelle zone di villeggiatura. Ma non mancano altre rotture, ma di scatole però: c’è infatti chi lamenta il caro pizza, il caro aperitivo e il caro colazione. Trattasi di zelanti consumatori a stipendio garantito anti pandemia che additano i ristoratori come disonesti e i baristi come approfittatori. Ma approfittatori di che? Di oltre 15 mesi di precarietà? Di aperture, poi chiusure, e poi ancora mezze aperture? Approfittatori di ristori che sono arrivati con il contagocce, ma a volte anche no, e non per tutti?

È vero degli aumenti ci sono, ma sono assolutamente contenuti e del tutto fisiologici in una logica di mercato, nessuno si arricchirà, non certo sfornando pizze e facendo il caffè. Quanti baristi avete visto diventare milionari con gli spiccioli? Al massimo, se a qualcuno gli va bene, diventa un comico, magari famoso*.

Piano coi spicci…
* Il comico diventato famoso, che da giovane faceva il barista, è il romano Maurizio Battista che nei suoi spettacoli ricorda spesso i suoi trascorsi giovanili dietro al banco del bar di famiglia, a Roma zona Pantheon. Un lavoro sfiancante quello del barista, «ce se fa un bucio de culo!» dice seriamente il nostro comico e ricorda quando, poco più che ragazzo, obbligato ad essere al lavoro alle sei del mattino ancora mezzo addormentato, il padre, che doveva volergli parecchio bene, bisbigliava premuroso ai clienti che entravano: «Psss, fate piano coi spicci, che lo svejiate!».

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