È il dibattito caldo della settimana: sul vino, etichette minacciose sì o no? La questione è calda e le polemiche non mancano, in seguito al via libera dell’UE al consenso – in Irlanda per ora – di porre sull’etichette delle bevande alcoliche scritte del tipo “nuoce gravemente alla salute”.
Le istituzioni e le realtà italiane che promuovono il vino e le bevande alcoliche, alla base dello stile di vita italiano e mediterraneo, si schierano contro la reticenza dell’Europa che non mette assolutamente in chiaro la differenza tra consumo responsabile e abuso alcolico.
Nel nostro Paese, però, non tutti sono compatti nel difendere questa posizione, c’è chi si pone a favore delle etichette minacciose, come la nota immunologa Antonella Viola: esaurite le chiacchiere sul Covid, bisognosa di protagonismo televisivo, ha dichiarato in diretta TV senza mezzi termini che il vino fa davvero male alla salute e che, a sua detta, bere un paio di bicchieri fa rimpicciolire il cervello.
Posizione di principio con il paraocchi, il vino (come tutte le bevande alcoliche, e anche no) fa male se ne bevi una botte intera in una giornata. Non mancano, e meno male, i distinguo meno pretestuosi. Fra i tanti segnaliamo quello dell’enologo Riccardo Cottarella che fa notare che le modiche quantità di vino sono anche parte della dieta mediterranea e che sul vino si fa terrorismo inutile: da Leonardo da Vinci a Giacomo Leopardi, i più grandi cervelli umani bevevano vino. Prosit!
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