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RedazioneIl turismo è un settore che sta dando più di una soddisfazione agli operatori dell’ospitalità, anche perché l’Italia turistica – negli anni del post-Covid – ha riconquistato una ribalta di tutto rispetto, certo non siamo più come un tempo la principale destinazione turistica al mondo, tuttavia, oggi siamo nella TOP FIVE, al quinto posto dopo Cina, Stati Uniti, Spagna e Francia che guida questa speciale classifica.
Ma il nostro Paese ha delle ottime carte da giocarsi come quella del turismo di lusso: turisti facoltosi attratti da uno stile di vita che associa al nostro Paese un’immagine di esclusività. Questa condizione ha favorito l’espansione del segmento luxury che si è mostrato in grado di intercettare nuove esigenze, soprattutto di quegli high spender poco condizionati da incertezze geopolitiche e macroeconomiche che desiderano godere delle nostre ricchezze culturali, artistiche e gastronomiche, attraverso esperienze esclusive e costruite su misura.
Una tendenza confermata dai numeri e dalla trasformazione strutturale che il settore alberghiero ha visto manifestarsi dal 2018 ad oggi: gli hotel di fascia alta, quelli a 4 e 5 stelle, sono infatti aumentati del 40% (rispettivamente dell’8 e del 32%), segnando una netta inversione di tendenza rispetto alle strutture di categoria inferiore che invece registrano un calo, sintomo della crescita della domanda di standard più elevati di servizio.
Ma oltre al turismo di lusso, c’è anche quello molto POP che quest’anno ha scatenato la polemica dell’over tourism, un fenomeno dovuto anche al boom degli affitti turistici brevi. Un problema che si cerca di affrontare in più modi, non ultimo una stretta su licenze per nuove attività commerciali, limitati i minimarket e i kebab, specie nelle città d’arte. Altri comuni, invece, puntano a far pagare dazio per entrare in città, ma il ticket pare non funzioni. Altri pensano di imporre il numero chiuso, il caso più recente è quello di Pompei che, a partire dal 15 novembre, introdurrà un limite giornaliero di 20.000 ingressi per prevenire il sovraffollamento. Ma anche il Comune di Roma per la Fontana di Trevi sta pensando di renderla visitabile su prenotazione e con ingresso limitato.
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