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RedazioneDalle analisi di Osservatorio Ristorazione – che analizza ed elabora le cifre provenienti da varie fonti quali Istat, Censis, Fipe e Federalberghi – emerge che nel corso degli ultimi mesi il 71% dei ristoratori ha dovuto compiere azioni impreviste per far fronte all’aumento delle spese. Il che, si è tradotto nella maggioranza dei casi, in un aumento dei prezzi finali al cliente.
In media i rialzi si sono aggirati intorno al 10-15% con punte massime del 25%. Sono diversi i motivi che hanno spinto gli imprenditori a mettere mano ai listini oltre agli aumenti dei costi energetici: mancanza di personale e aumento del costo dello stesso, materie prime in crescendo.
La coperta, però, resta sempre corta se dall’altra parte le “frequentazioni” nei ristoranti non sono ancora sulla stessa linea dei numeri pre-Covid.
Una buona notizia giunge dal governo che, pare, torni ad interessarsi del settore della ristorazione. Il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Lollobrigida, ha dichiarato che è pronta la bozza per distribuire 72 milioni di fondi alla ristorazione di qualità che sappia creare valore aggiunto, per creare un modello che difenda la ristorazione italiana autentica, siamo sempre nell’orbita della sovranità alimentare.
Va bene. Quello che non va bene è che questi fondi e contributi scontano lungaggini inaccettabili, ad esempio: i fondi del famoso Decreto Bellanova – siamo ai tempi del Covid imperante – che cavalcava più o meno le stesse politiche che promulga Lollobrigida, non sono stati ancora del tutto erogati.
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