In attesa del nuovo Governo che, fra le tante emergenze, dovrà affrontare quella delle bollette, si mobilitano gli operatori del settore Horeca, un vero e proprio grido di allarme.
Alcune associazioni parlano di spese energetiche quintuplicate, importi stellari, soprattutto per i ristoranti che hanno l’obbligo per legge di diversificare la conservazione dei vari alimenti, per cui ad ogni categoria di alimento corrisponde un impianto refrigerante. Immaginate i costi.
Anche gli albergatori hanno poco margine di risparmio, costretti a mantenere accesi gli impianti di condizionamento anche se con un solo ospite in struttura. Soluzioni? Poco o nulla potrà incidere il decreto del Governo uscente che regolamenta temperature e orari d’uso degli impianti di riscaldamento. Non è con l’oretta o con il grado in meno che si risolve il problema dei costi. Pertanto s’attendono risposte concrete dal nuovo esecutivo, ma si sa già che le risorse sono abbastanza scarse, allora non resta che ingegnarsi.
Le soluzioni non sono tantissime: risparmiare sulle materie prime magari puntando ad acquisti di gruppo, c’è chi pensa alla riduzione degli orari di apertura e chi anche a menù preparati senza l’aiuto dei fornelli, rinunciare a quei piatti che richiedono preparazioni più energivore, come le lunghe cotture o i brasati. C’è anche chi invita i propri clienti a consumare a lume di candela. Decisamente romantico ma anche abbastanza deprimente e preoccupante.
Di certo, da questa crisi in poi, cambieranno radicalmente anche gli approcci progettuali per le strutture ristorative e di ospitalità magari seguendo l’esempio virtuoso di Fico Eataly World di Bologna il cui fabbisogno energetico – parliamo di una struttura gigantesca con decine di impianti, cucine, ristoranti e spacci vari – per il 50% è soddisfatto da un mega impianto fotovoltaico che ricopre i tetti della struttura per una superficie di 2.600 metri quadrati e che sviluppa una potenza di 450 KW.
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