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RedazioneIl caffè e il rito della tazzina accomunano gli italiani i quali, nella classifica mondiale di consumatori di caffè, sono (siamo) al 7° posto. Basti pensare che il 73,9% degli italiani lo beve ogni giorno.
Ma l’amata tazzina è finita nel ciclone degli aumenti a causa delle crisi climatica che ha devastato i raccolti nei Paesi produttori, le tensioni geopolitiche che stanno cambiando le tradizionali rotte alle forniture, l’esplosione dei noli marittimi, alle borse merci di Londra e New York, con l’Arabica che ha avuto – in un anno – incrementi superiori al 60% e la Robusta che addirittura viaggia intorno al 300%.
Un insieme di concause e criticità, dunque, che si paventa possano spingere il costo della tazzina verso i 2 euro in un futuro non troppo lontano. Questa tendenza potrebbe portare a un cambiamento nelle abitudini quotidiane dei consumatori, i quali opterebbero per alternative più economiche come il caffè fatto in casa.
Meno tazzine al bar, c’è questo rischio?
Su questi punti di domanda abbiamo coinvolto due giovani torrefattori italiani. Per cominciare diamo la parola ad Annalisa Cantadori, presidente della “Torrefazione El Mundo”:
«El Mundo è un’azienda che è presente nel settore dagli anni ‘60, ma mai si era vista una situazione di mercato incredibile come questa. I valori di borsa della Robusta hanno raggiunto livelli mai toccati prima, portando il prezzo a raddoppiare rispetto all’anno scorso, addirittura a triplicare rispetto a due anni fa, spostando notevolmente anche i prezzi dell’Arabica. A questo, come sapete, si aggiunge l’aumento esponenziale dei costi di traposto e, a fine anno, l’entrata in vigore delle normative europee sulla deforestazione. Temiamo si tradurrà in un ulteriore aumento di costi per le aziende produttrici. Evidente, quindi, che non è più possibile sostenere un disequilibrio del genere, nessun operatore – dal torrefattore al barista – può permettersi di continuare a lavorare in modo così antieconomico vendendo il proprio prodotto senza un margine o addirittura sotto costo. Questo comprometterebbe il mercato condannando a morte aziende e locali pubblici, l’aumento della tazzina al bar è necessaria per la sopravvivenza del comparto caffè».
Quindi, aumenti inevitabili secondo Cantadori, ma c’è il rischio di una diminuzione dei consumi, specie al bar? Che fare?
«L’unico modo per contrastare il rischio di una diminuzione dei consumi è, a nostro parere, puntare sulla qualità, solo offrendo un prodotto di qualità il barista riuscirà a mantenere – se non addirittura ad incrementare – la propria clientela, si berranno meno tazzine al bar probabilmente, perciò le persone sceglieranno dove andare a berle e questo fidelizzerà la clientela. Perché no, sarebbe anche ora di introdurre un concetto, abbastanza comune all’estero, che non tutti gli espressi sono uguali e che possono esserci prezzi differenziati a secondo delle miscele utilizzate, questa sarebbe prima di tutto una rivoluzione culturale che noi produttori auspichiamo e che stiamo perseguendo da tempo».
Diamo ora la parola a Giovanni Corsini, titolare della “Torrefazione August”. Ascoltiamo il suo punto di vista sui possibili aumenti e quali soluzioni per far sì che, nonostante gli aumenti, gli italiani continuino ad essere incalliti caffè lovers… al bar:
«Il mercato del caffè in questi due anni è cambiato tantissimo e quello dei 2 euro è a tutti gli effetti uno scenario possibile. Il problema non è poi il costo della tazzina al bar, posto che in quasi tutti i Paesi in Europa e del mondo è già ben superiore, il problema semmai è la qualità che viene servita ed erogata a quel costo. Chiaramente tutti i baristi di tutta Italia dovranno cominciare a capire che non avranno più l’appoggio di un prezzo del caffè che fino ad oggi è stato popolare, bensì dovranno far percepire ai clienti che varrà la pena di spendere del denaro per un espresso, anche se più costoso perché di maggior qualità rispetto a quello che si può consumatore a casa. Quindi, è proprio in questi momenti di crisi che il barista imprenditore dovrebbe aumentare il livello qualitativo: caffè di singola piantagione, con una tracciabilità di filiera garantita e che raccontino la storia di un territorio come ad esempio i nostri caffe evoluti. È da tre generazioni che viaggiamo nei Paesi di produzione di caffè, per conoscere i piccoli produttori di eccellenza per poi importare il loro caffè in Italia. Ben venga, dunque, l’aumento del costo della tazzina se coincide però con l’aumento della qualità, altrimenti sarà una battaglia persa in partenza contro il prezzo del caffè domestico e mono-porzionato».
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