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RedazioneDopo le poco felici affermazioni, il viceministro all’Economia Laura Castelli, pare abbia compreso l’importanza del settore Horeca annunciando una serie di atti riparatori. Il pacchetto di misure per bar e ristoranti, previsti nel decreto Agosto, va dalla proroga dell’esenzione della Tosap a un fondo di garanzia per gli affitti, fino all’introduzione di un “incentivo al consumo”.
Si parla di una detrazione per i consumatori del 20% delle spese in bar o ristoranti. A tutto ciò andrebbe aggiunto il Bonus Bellanova, un miliardo di euro da dividere fra 180.000 ristoranti per l’acquisto di prodotti made in Italy.
Aiuti al settore Horeca quanto mai necessari considerando la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre 2020, visto che l’epidemia in Italia, e soprattutto nel mondo, non è stata ancora del tutto domata. Il che significa, oltre a mascherine e distanziamento sociale, che i dipendenti pubblici e quelli privati potranno rimanere in smart working, quindi, per loro niente consumi fuoricasa. Senza considerare che lo Stato di emergenza innesca quell’allerta che non aiuta una più disinvolta propensione ai consumi fuoricasa. L’autunno si preannuncia caldissimo.
Nel frattempo Faita (campeggi e villaggi turistici), Federalberghi, Fiavet (agenzie di viaggio) e Fipe in una dichiarazione congiunta esprimono apprezzamento per le proposte emerse al tavolo di confronto con i Ministri del Lavoro e del Turismo: prolungamento degli ammortizzatori Covid-19, decontribuzione per chi richiama o ha già richiamato in servizio i propri lavoratori e la reintroduzione dell’istituto dei voucher.
Passiamo alle belle notizie. Il turismo lento viene sempre più visto come un’opportunità. Lo confermano le 25.000 diversi iniziative censite all’interno del focus Turismo-Cultura-Natura di OpenCoesione, per i quali sono previsti notevoli finanziamenti. Lo slow tourism, praticamente perfetto in epoca di post-Covid, punta così a valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e culturale italiano. Non sarebbe male, e sarebbe l’ora.
Il delivery non è solo ad appannaggio delle grandi piattaforme multinazionale. Si può operare anche nel piccolo, sfruttando magari il vantaggio della perfetta conoscenza del territorio. È quanto intende fare a Napoli la start up Ta-Ttà Delìvery. La mission è già nel nome “Ta-Tta” un termine che nel gergo partenopeo significa “un attimo”, ma anche risposta rapida e veloce, ovvero, quello che ordini arriva in un TaTta. Auguri Uagliù!
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