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RedazionePub e cocktail bar che aprono le porte ai loro clienti non prima delle ore 17, costretti poi ad abbassare la serranda un’ora dopo, costi fissi praticamente invariati, ma con perdite di fatturato che, per questa categoria di locali, è stimata intorno al 95% rispetto al periodo antecedente alla pandemia. La denuncia è di Paolo Bianchini e Alessandro Bernardi, rispettivamente presidente e responsabile nazionale del settore Bar Industry di MIO Italia – Movimento Imprese Ospitalità.
Per dare un segno di discontinuità con il vecchio Governo le prossime sovvenzioni ai settori in crisi non si chiameranno ristori, ma “Sostegno”. Tra le misure previste dall’esecutivo, ci dovrebbe essere un’ulteriore estensione della Cig Covid e l’erogazione di ulteriori fondi per le categorie più colpite dalle chiusure, come i ristoratori e chi ha attività legate alla stagione sciistica. Draghi potrà contare sui 32 miliardi di extra-deficit già approvati in Parlamento. 32 miliardi sono tanti, ma i settori in crisi profonda, di più.
Soprattutto bisogna far presto, diversamente, molti altri baristi e ristoratori potrebbero seguire l’esempio della class action promossa da un centinaio di imprenditori di TNI – Tutela Nazionale Imprese Ristoratori Toscana. I quali sono ricorsi in tribunale per i danni causati dal lockdown e “le decisioni che limitano la libertà di impresa, messe in atto tramite i DPCM”. I ristoratori chiedono indennizzi proporzionali alle perdite subite.
Da uno studio della società di ricerche di mercato NPD, si evince che la ripresa dei consumi Horeca potrà arrivare tra la primavera e l’estate e, questa volta, grazie alla campagna di vaccinazioni, non si tratterà di un falso allarme come lo scorso anno. Secondo NPD i tassi di crescita nel 2021 saranno superiori al 30%, ma non sufficienti a recuperare le perdite del 2020, una ripresa vera e propria ci sarà solo nel 2022 quando ci riavvicineremo ai livelli pre-crisi.
L’e-commerce enologico è un mercato sempre più in fiducia con prospettive di crescita anche sul lungo termine. Le vendite in e-commerce di alcolici si stima che, entro il 2024, supereranno i 40 miliardi di dollari nel mondo. Ci crede e punta ad investimenti importanti la Virgin Wines, nota società di vendita di vino online che si quota alla Borsa di Londra con una valutazione del gruppo pari a circa 100 milioni di sterline. Numeri da capogiro e non per effetto del vino… bevuto.
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