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Pirandello in virtual reality e una cena a tema: passato e futuro si stringono la mano

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È stato un evento ricco, articolato e, da un certo punto di vista, multi-verso, come solo la composita cultura italica può permettere. A Palermo è andato in scena una rappresentazione di “Così è se vi pare” fruita con i visori VR all’interno di altri incontri paralleli, come una cena a tema e un meeting sulla comunicazione emozionale, per cambiare prospettiva – come chiede nelle sue opere lo stesso Maestro siciliano.

Cosa succede quando la creatività del Bel Paese e le nuove tecnologie si incontrano con l’arte.

Lévi-Strauss ci ha insegnato che a tavola gli uomini non condividono solo gli usi, le norme e i contrassegni identitari, ma condividono soprattutto credenze: il cibo, infatti, non deve solo soddisfare l’appetito e sfamare, ma deve essere “buono da pensare”.

E proprio di pensiero vogliamo parlare, esattamente quello di Pirandello che in questi giorni ha intersecato a Palermo, dopo una lunga traiettoria partita agli inizi del ‘900, il metaverso, le neuroscienze e la virtual reality: il risultato è stata una contaminazione che ha fatto emergere ancora meglio l’eredità del maestro nato a Caos, in Sicilia. Una serie di avvenimenti collaterali ha supportato la rappresentazione in Virtual Reality di “Così è se vi pare” della durata di 84 minuti, fruita con i visori VR nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo.

Per prima cosa, la preziosa introduzione da parte di Marilena Mureddu Sales & Marketing Director Neuralya, insieme a Fabrizio Bellavista, Partner Emotional Marketing Lab, Claudia Carmina, Docente di letteratura italiana e contemporanea, Carlo Nuccio, CEO di Neuralya: sono emerse importanti indicazioni sulla disruption del pensiero pirandelliano e sulle istanze che le neuroscienze applicate alla comunicazione e all’arte portano per una miglior comprensione. Si è così potuto maggiormente godere, per esempio, dello scambio tra emisferi: nell’intercambiabilità tra spettatore e attore, allo stesso modo in cui il parallelo metateatro e metaverso ha aggiunto delle suggestioni di massima attualità grazie al lavoro di rilettura e attualizzazione applicato alla commedia – con la prepotente emersione del concetto di identità multiple.

All’interno di un unico ‘journey’, il giorno prima, si è tenuto sempre a Palermo, un incontro che ha approfondito la comunicazione emozionale, le relazioni tra i due emisferi cerebrali e l’impiego della Virtual Reality nella formazione.

Alla sera, invece, come degno epilogo della virtual experience, una cena a tema che ha tratto linfa, con estrema raffinatezza, dalle ricette “povere” della Trinacria presso il Ristorante Ai Normanni, sempre a Palermo.

Nella narrativa pirandelliana, l’ambiente domestico più ricorrente è la sala da pranzo, che, mediante la descrizione dei particolari, denota spesso l’appartenenza sociale dei personaggi. Vengono descritte sia tavole semplici come nella novella “La casa dell’agonia”, sia più ricercate come nel romanzo “I vecchi e i giovani”.

Un piatto è vissuto in modo diverso da ciascun commensale. Anzi, lo percepiamo in modo differente a seconda dei nostri umori, delle persone che ci stanno accanto. La realtà può essere fissata in una definizione permanente?

Non ci sono ricette nei libri di Pirandello, e la cena ha preso il volo nella rilettura delle sue opere, una ricerca per provare a utilizzare i piatti della cucina siciliana e ricordare così il maestro.

Ecco il menu, concepito e creato dallo chef Gianmarco Troia (Gianmarco è anche Ingegnere e CEO di Qwince), corredato dalle connessioni con il grande drammaturgo Siciliano, con i concetti portanti attorno a cui si è sviluppata la proposta culinaria.

Ecco i particolari.

La Finzione
L’introduzione di questo menu è ispirata ad una celebre citazione, in cui (come nel primo piatto), la Finzione gioca il ruolo principale: “Una realtà non ci fu data e non c’è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile” (“Uno, nessuno e centomila”).
Cozza a mare, pomodoro e gambero. Cannolo salato con ricotta “vastasa”, pistacchi e coulis di pomodori.

La Povertà
La povertà in Sicilia è quella delle zolfare descritte in “Ciaula e la luna”. Qui richiamiamo il cibo da strada, povero per definizione, con il baccalà e le panelle (sogno irrealizzato di una costosa frittura di pesce, originariamente chiamate “piscipanelli” a forma di pesce le cui squame erano le foglie di prezzemolo) insieme alle sarde a beccafico che, in un quadro di povertà, con umorismo, ricordano la cacciagione.
Baccalà in panella, cipolla in agrodolce e mandorle, baccalà mantecato e cipolla caramellata. Sarde a beccafico. Lenticchie nere di Leonforte al pomodoro secco.

I Contadini e i Pescatori
Il cibo e la tavola sono presenti nelle opere di Pirandello per evocare il passato e i ricordi. Nei Giganti della montagna, si racconta un banchetto umile di contadini e pescatori. Cibi poveri come il macco di fave, il pane nero per i contadini e la pasta con le sarde per i pescatori sono qui a ricordare il passato.
Timballo di Scibò perciasacchi, sarde, finocchietto selvatico e “muddica” al profumo di curcuma. Macco di fave, pane nero e mandarino.

Le Mandorle e la Ricotta
“Liolà” si apre con delle contadine intente a schiacciare mandorle nel podere della zia Croce. Come si fa a non parlare di mandorle e ricotta, quando si pensa ai dolci siciliani.
Cannolo di ricotta. Biancomangiare alle mandorle, mandorle caramellate, scorze di limone candito e dolcetti alle mandorle.

Le multi-identità, l’arte, il cibo: il parere dei protagonisti
Con l’arrivo della realtà virtuale e della intelligenza artificiale, la crisi dell’individuo nel suo rapporto con la realtà oggettiva e i valori che fino ad ora avevano mantenuto la sua inte­grità psicologica, si è ampliata. Le intuizioni del drammaturgo agrigentino sull’identità sono sembrate da sempre estremamente geniali e contemporanee; d’altronde già i titoli “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Uno, nessu­no, centomila”, “Così è, se vi pare” riflettono la tremula realtà oggettiva dell’identità contemporanea, ancor prima dell’arrivo della rete digitale.

Le parole per dirlo
Ecco una serie di citazioni da parte di alcuni protagonisti di questo multi-evento.
Marilena Mureddu, Neuromarketer e sales director di Neuralya: «Guardare una novella di Pirandello nel metaverso approfondisce i temi di finzione e realtà. Questo ambiente virtuale fa sì che l’esperienza di finzione diventi quasi tangibile, sfumando ancora di più i confini tra realtà e rappresentazione, in un gioco di specchi che era centrale nell’opera di Pirandello».

Alessandro Cocco, Training Center Lavazza. «L’opera ‘Così è (se vi pare)’ di Pirandello, rimane una commedia straordinaria e affascinante che sfida il pubblico moderno a riflettere sulle complessità della percezione e della realtà. Si cambia prospettiva e si esaspera l’emozione se tale commedia la si vive indossando un visore (tecnologia immersiva) e si entra nello spettacolo in mezzo agli attori. Sto parlando di una performance inedita in realtà virtuale di Così è (o mi pare), un adattamento e attualizzazione dell’opera teatrale di Luigi Pirandello”. Questa premessa per anticipare “una serata entusiasmante”, patrocinata dall’Associazione Italiana Neuromarketing (AINEM), dall’Università degli Studi di Palermo e sponsorizzata da Neuralya, Qwince e realizzata con la collaborazione attiva del Lavazza Training Center».

Gianmarco Troia, CEO di Qwince. Ideare una cena ispirata a Pirandello è stata un’esperienza complessa ed entusiasmante. Pirandello, insieme a Verga, Sciascia, Vittorini e tanti altri, è l’anima della Sicilia. Leggere Pirandello significa, per un siciliano, confrontarsi con il proprio modo di essere e con i ricordi, la storia. Esprimere tutto ciò nei piatti è stato una sfida.

Fabrizio Bellavista, partner Emotional Marketing Lab. «La fruizione in VR di “Così è se vi pare” di Pirandello riletto e attualizzato da Elio Germano e Omar Rashid, ci ha offerto un’occasione di massima coerenza con il pensiero del Maestro, Premio Nobel degli anni ‘30: un’occasione in cui gli spettatori, muniti di visore, si sono ritrovati ad avere una parte da attore grazie alla tecnologia immersiva. La formazione emozionale, prima e la cena a tema, sono stati altrettanti momenti di grande experience vissute in un continuum».

Monica Viani, co-founder Food Blog Famelici: «Pirandello e Virtual Reality? Pirandello avrebbe espresso un giudizio positivo o negativo? Difficile dirlo con certezza, facile immaginarlo. Il letterato che aveva acceso i riflettori sull’impossibilità di avere un’unica identità avrebbe giudicato il mondo contemporaneo troppo veloce? L’uomo sarebbe diventato finalmente artefice del proprio destino o, ancora una volta, vittima di un diabolico gioco tra realtà e finzione? Impossibile rispondere, di certo Pirandello sarebbe stato curioso e ne avrebbe parlato a tavola assaporando quel cibo che è metafora di vita».

Giampiero Soru, Docente di neuromarketing: «Dall’evento di Palermo emerge un affascinante punto di vista che va oltre la semplice rappresentazione teatrale in realtà virtuale. Questo incontro tra l’arte di Pirandello, la tecnologia VR e l’emozione umana offre un’esperienza unica: gli spettatori diventano attori, immergendosi in una narrazione coinvolgente che attraversa le profondità dell’identità umana.
Questo evento, ricco di suggestioni, dimostra come la tecnologia possa amplificare l’impatto delle opere d’arte, aprendo nuove porte all’interpretazione e alla comprensione, così come la realtà virtuale permetta di esplorare le molteplici sfaccettature dell’identità umana, portando alla luce domande complesse sulla nostra percezione della realtà. Infine, l’incontro tra cibo e cultura ha aggiunto nuovi livelli di profondità all’esperienza».

Il cibo è un alfabeto e l’innovazione è una grammatica
La grammatica emozionale che emerge, lo ‘stupore’ della rappresentazione virtuale a 360°, la scoperta delle molteplici realtà/verità del “Così è (se vi pare)”, conducono alla migliore comprensione delle multi-identità digitali e del multiverso così brillantemente preconizzato da Pirandello. Ma questo evento ha permesso anche un coraggioso accostamento tra il cibo come teatro dei sensi, le neuroscienze, il metateatro e il metaverso: da un lato, quindi, le emozioni e il calore della rappresentazione culinaria dall’altra un futuro che è già tra noi. Il cibo è un alfabeto e ogni ricetta meta comunica un mondo; l’innovazione, nella sua traduzione tecno-umanista, è anch’essa una grammatica, in continuo divenire.

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