Certamente la ristorazione è stata una delle categorie maggiormente investite dall’emergenza Coronavirus e con lei l’intera filiera distributiva. E a due settimane dall’inizio delle nuove restrizioni che hanno diviso l’Italia a colori, recuperare sarà difficile e i ristoratori dovranno affrontare differenti scenari nei mercati e canali oltre che la sfida di una digitalizzazione dei processi ormai indispensabile alla sopravvivenza.
Il 77,5% delle imprese italiane utilizza tecnologie chiave di digitalizzazione o investe in questo settore. Lo dice l’Istat secondo cui la propensione ad adottare il digitale aumenta man mano che le aziende sono più grandi. Fra le molte realtà imprenditoriali, però, quello della ristorazione è quella meno al passo coi tempi. In tal contesto la ristorazione veloce è un settore che si dimostra invece particolarmente predisposto. Nel periodo di crisi, infatti, è quella che ha maggiormente utilizzato le leve tipiche della ristorazione veloce evoluta come l’home delivery, il take away e il drive thru, che consente un’esperienza di consumo totalmente touchless. Del resto, sono molti i fattori chiave della trasformazione tecnologica delle imprese di ristorazione italiane: si parte dalla connettività in fibra e mediante 4G o 5G, la sicurezza informatica, i software gestionali, Internet of things, l’automazione e l’analisi dei big data. Quanto alle piattaforme digitali, le attività che le utilizzano per vendere beni o servizi sono il 9,7% del totale. E per il 12% si tratta di consegne di pasti a domicilio e i servizi alla ristorazione.