Il 2020 si è chiuso con 38 miliardi di perdite per il settore della ristorazione, circa il 40% dell’intero fatturato annuo è andato in fumo. Le associazioni di categoria cercano con il Governo nuovi piani per ripartire, ma intanto c’è chi ha deciso, nonostante tutto, di lanciarsi in nuove aperture. Magari con formule più adatte a questi tempi particolari. Ristoratori e gestori che intendono la ristorazione in chiave ibrida e che investono, oltre che nella formula tradizionale del ristorante, nella promozione del servizio di delivery o di asporto o della vendita di prodotti ad hoc per assecondare le esigenze del consumatore e, soprattutto, quelle di uno scenario in continua evoluzione che richiede flessibilità e grande spirito di adattamento.
Vediamo due esempi di resilienza, in tal senso. A Roma The Meat Market , dopo il successo del locale a Testaccio, raddoppia e apre anche nel quartiere Nomentano. Il format si pone a metà tra steakhouse statunitense e vero e proprio ristorante, ma senza dimenticare le proprie origini pugliesi. Oltre che pranzo, anche asporto e delivery, replicando un modello già collaudato, grazie anche a un grande lavoro di social media marketing.
Sempre in tema carne e grazie a un giusto mix di asporto, delivery e sul posto, Il Mannarino ha potuto aprire la terza macelleria con cucina a Milano. Il progetto è gestito da tre talenti millenials che hanno lanciato un format completamente nuovo. Ciò che è chiaro, dunque, è che la rimodulazione dei confini della ristorazione, tenendo presenti le evoluzioni dello scenario sociale ed economico, è favorita proprio dalla natura digitale dei nuovi business model, che fanno della velocità e dell’adattamento le loro carte vincenti.
