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RedazioneConvivialità, pranzi, cene e aperitivi fuori casa. È ciò che vogliono i consumatori italiani, secondo il rapporto “Il valore economico e sociale della distribuzione Horeca nel post Covid-19”, realizzato dal Censis in collaborazione con Italgrob, presentato nel corso di Beer & Food Attraction.
In base ai numeri della ricerca, nel corso degli ultimi due anni segnati dalla pandemia, il 68,2% degli italiani ha avuto nostalgia dei momenti trascorsi nei locali tanto che, viene evidenziato, il 71,1% della popolazione tornerà con uguale o maggiore frequenza a fare colazione fuori casa nei bar o nelle pasticcerie; il 68,9% tornerà a mangiare al ristorante o in trattoria; il 65,9% tornerà a consumare aperitivi e “apericene” in wine-bar, enoteche o brasserie.
Ma se le attese da parte dei consumatori sono buone, la filiera Horeca deve fare in conti con gravose difficoltà, come per il mondo del vino: a seguito della crisi mancano prodotti come vetro e carte per il packaging. Fioccano le modifiche dei contratti di fornitura da parte dei produttori di bottiglie. Non se ne trovano.
L’allarme arriva da Unione Italiana Vini (UIV) che, nel denunciare gli aumenti incontrollati, specifica che gli stessi non sono sempre imputabili al conflitto e alla drammatica congiuntura in corso. Gli aumenti a valle della filiera sono inevitabili.
Per Federvini costi di produzione e crisi internazionale vanificano la ripresa del comparto.
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