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4 anni fail
Il decreto riaperture per l’Horeca è cosa fatta. E finito, quindi, il calvario per gli operatori del settore?
Magari! Nel nuovo decreto, anche per essere in linea con i predecessi (cit. Checco Zalone) non mancano, come al solito, contraddizioni per non dire discriminazioni e provvedimenti poco comprensibili.
Dopo 14 mesi vissuti sotto un treno in corsa, il settore Horeca ha bisogno di chiarezza, di una visione chiara, di qualche certezza, anche minima. Nulla di tutto questo. E se il Governo ci mette sempre del suo, anche per non far fare una brutta figura a quello precedente, anche gli operatori Horeca, o almeno quelli che dicono di rappresentarli ci mettono del loro.
In questi mesi di pandemia fra limitazioni di orari, chiusure e coprifuochi, ristori – pochi o nulli – liquidità azzerata e debiti crescenti a cui si aggiungono multe e sanzioni, in una sorta di naturale tentativo di estrema difesa, le associazioni a tutela delle diverse categorie colpite sono sorte come funghi dopo la pioggia. Fenomeno che si è verificato sia nell’ambito dei Pubblici Esercizi che nella filiera della distribuzione. E allora, vecchie e nuove associazioni ognuna con la propria litania di proteste (del tutto giustificate) ognuna per proprio conto ad organizzare la propria personale manifestazione, ognuna con la sua bella letterina al ministro di turno, tutti pronti a mettere il proprio cappello sulla sedia, lì dove non ci sono neanche le sedie e magari senza avere nemmeno il cappello. Insomma la solita commedia all’italiana andate in scena anche a teatri chiusi. Ma certe performance non hanno bisogno del palcoscenico, in Italia una certa farsa è ovunque.
Non si può negare però che vecchie e nuove associazioni non ci abbiamo messo buona volontà, (questo va riconosciuto) ma la confusione e la mancanza di collaborazione è stata totale. Anzi c’è stata competizione. Strategia e atteggiamento del tutto peregrino e inutile in tempi di crisi galoppante. Considerando che la competizione brucia energie preziose, le divide, mentre la cooperazione è un prezioso moltiplicatore. Ci vorrebbe allora qualcosa di speciale, una sorta di Super Lega dell’Horeca, compatta fra le categorie e anche fra i diversi attori della filiera: produttori, distributori e gestori uniti sugli stessi comuni e vitali obiettivi.
Ma non certamente e non esattamente come quella pensata per il calcio. No, non sia mai. Anche questo un tentativo da dilettanti allo sbaraglio durato quanto durano i gatti in tangenziale che schiattano senza manco avere il tempo di dire miao.
Sicché, in questa totale mancanza di compattezza e di specifico peso politico, il Governo tratta l’Horeca a pesci in faccia. Anzi a gatti morti in faccia. Con il virus lo Stato non è laico: i ristoranti al chiuso sono i postriboli del virus, mentre in chiesa il Covid può fare messa. Alleluia!
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