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RedazioneDai dati emersi in occasione del recente Forum di Ambrosetti dedicato al Food&Beverage, emerge che dopo la pandemia gli italiani si pongono con un diverso atteggiamento verso la spesa alimentare. Hanno puntato su una maggiore qualità e comprano un 10,5% in più di alimenti sostenibili certificati, un 7,5% in più di alimenti biologici e a km zero, mentre riducono cibi pronti e confezionati (-5,2%).
«Le abitudini d’acquisto stanno cambiando con una graduale maggiore attenzione ai temi dellasalute. Ma in Italia – ha commenta Benedetta Brioschi relatrice al forum Ambrosetti – bisogna ancora lavorare sugli aspetti culturali: solo il 17,3% dei cittadini in cosa consiste la dieta mediterranea e solo il 5% mette in pratica i suoi dettami. Più checultura può l’economia,i consumatori italiani si comportano in base alle rispettive disponibilità economiche: le famiglie meno abbienti si sono orientate verso la riduzione degli sprechi alimentari nel 17,4% dei casi; le famiglie più abbienti, invece, acquistano maggiormente prodotti che possano salvaguardare il proprio benessere, per il 33,3% dei casi».
Sempre secondo quanto discusso a Bormio, un prodotto diventa sostenibile soprattutto nella sua fase di produzione: una risposta questa datadal 38,9% delle 500 aziende del settore Food&Beverage coinvolte. Ma per molte altre (il 32,3%) è, invece, l’alta qualità delle materie prime il fattore principale di sostenibilità. Nei piani dei prossimi 3-5 anni le aziendedichiarano di voler dedicare maggiore attenzione soprattutto alla sostenibilità della produzione (il 12,7% del totale) e alla riduzione degli sprechi (il 13,7%).
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