Il mercato dei consumi fuoricasa è in fermento, ma si fa ancora fatica ad ingaggiare personale qualificato. Secondo i dati FIPE, nel trimestre estivo serviranno almeno 144.000 camerieri, 24.000 cuochi e 19.000 baristi, pur tuttavia le previsioni di assunzioni – sempre secondo FIPE – sono abbastanza interessanti: nell’arco estivo le nuove assunzioni nelle imprese del turismo sfioreranno la soglia delle 353.000 unità.
Nello specifico, per il 77% dei casi è previsto un contratto a tempo determinato, per il 9% a tempo indeterminato, mentre la restante parte sarà inquadrata con contratti di apprendistato e altre tipologie contrattuali. Opportunità di lavoro ce ne sono, questo è certo, e far incontrare al meglio domanda e offerta nel settore Horeca è un aspetto strategico fondamentale.
A favorire il matching domanda-offerta nell’Horeca c’è RestWorld, una start up che si propone di mettere in contatto i migliori professionisti con opportunità di lavoro di qualità, valorizzando il talento. RestWorld conta su una community di 70.000 lavoratori, collabora con circa 800 aziende nel settore Horeca e mira a posizionarsi come punto di riferimento nel mondo del fuoricasa per fornire una piattaforma che porti a un match tra domanda e offerta reale.
In merito a questo, un ruolo fondamentale possono averlo le scuole professionali come gli istituti alberghieri a condizione, però, che si risolva il patto sociale, ossia il divario che c’è tra scuola e mondo del lavoro. Secondo quanto afferma Matteo Scibilia, chef del Piazza della Repubblica di Milano e vicepresidente di Confcommercio Vimercate: «Un istituto alberghiero dovrebbe diventare un vero e proprio ponte tra istruzione e mondo del lavoro con strumenti nuovi e all’avanguardia. Oggi questo non c’è: la scuola alberghiera, come molte scuole professionali, viaggiano per conto loro rispetto al mondo reale del lavoro. E tutto ciò, poi, si ripercuote sul più generale problema della disoccupazione giovanile dove l’Italia, dati INAPP e Confartigianato, con oltre un milione e mezzo di inattivi è maglia nera fra i Paesi dell’Unione Europea».
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