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RedazioneLa birra è la categoria che nei consumi fuoricasa – dopo un periodo alquanto flat – mostra segnali di ripresa: l’ultimo report di Assobirra si conclude con un pizzico di ottimismo derivante dalla capacità del settore di innovare, adattarsi alle evoluzioni e attrarre investimenti.
Sul mercato italiano i consumi pro capite rappresentano un buona cartina di tornasole per capire il rapporto degli italiani con la birra. Nel 2024 questo dato ha raggiunto i 36,4 litri a persona, registrando un calo evidente ma non così drammatico rispetto al 2023. Nonostante le quote di mercato restano abbastanza stabili, il settore della birra artigianale resta piuttosto dinamico. Il numero di microbirrifici e brewpub continua a crescere e nel 2024 ha sfondato quota 1.000, con il dato della produzione che ha mostrato un incremento sostanziale.
Un mondo, quello delle artigianali, che è molto interessato ad adeguare il quadro normativo nazionale per renderlo più attuale alle moderne realtà, è questo infatti l’obiettivo dell’emendamento al DDL Imprese presentato dal senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Industria e Agricoltura del Senato. Il testo propone la modifica dell’articolo 7 della legge 16 agosto 1962, n. 1354 e, soprattutto, l’abrogazione definitiva del DPR 1498/1970 che imponeva parametri rigidi su acidità, anidride carbonica, limpidità, tenore alcolico e ceneri, del tutto incompatibili con gli stili brassicoli moderni, con le lavorazioni artigianali e con la normativa europea in materia di sicurezza alimentare.
Una modifica chiara e risolutiva, che risponde pienamente alle richieste avanzate da Unionbirrai per rimuovere limiti anacronistici imposti da una norma concepita oltre 50 anni fa, e ormai superata dalle pratiche e dagli standard produttivi odierni. «Siamo molto soddisfatti – dichiara Vittorio Ferraris, Direttore Generale di Unionbirrai – per la presentazione di un emendamento che recepisce finalmente le nostre proposte in modo chiaro e netto. Da troppo tempo chiediamo di superare un decreto vetusto, che penalizza in particolare i piccoli birrifici italiani e favorisce i produttori esteri non soggetti alle stesse limitazioni. È una norma che frena innovazione, qualità e libertà produttiva: tutte caratteristiche che rendono unica la birra artigianale italiana».
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