Dallo scorso 3 luglio è entrata in vigore la Direttiva europea 904/2019 che mette al bando alcuni prodotti di uso quotidiano in plastica monouso in Europa. L’obiettivo è di combattere l’inquinamento dei mari dovuto alla dispersione degli oggetti di plastica. L’Italia ha avanzato all’Europa la richiesta di non considerare le bioplastiche tra le categorie di monouso vietate. Questo perché detiene il 66% del mercato delle bioplastiche a livello europeo e negli ultimi anni in questo settore sono stati fatti importanti investimenti, tanto che ha raggiunto una produzione di 111 mila tonnellate e un fatturato di 815 milioni di euro all’anno.
Quali riforme sarebbero necessarie per far raggiungere al nostro Paese una leadership in un settore industriale che sia compatibile con la decarbonizzazione? Tre sono i pilastri intorno ai quali lavorare.
1) Riduzione della domanda e riuso. È necessario uscire dalla logica del monouso, a prescindere dal materiale impiegato. La sostituzione della plastica con quella vegetale non risolve i problemi dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici.
2) Riciclo. In Europa il potenziale per il riciclo della plastica è sotto-sfruttato: solamente il 30% dei rifiuti plastici viene destinato al riciclo. È quindi necessario aumentare il tasso di riciclo della plastica in circolazione, migliorando i sistemi di raccolta e riciclo dei rifiuti.
3) Lo sviluppo di filiere alternative, come quella delle plastiche rinnovabili e compostabili.