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Pausa pranzo a lavoro. Cosa sceglie il consumatore?

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Da un’indagine realizzata da BVA DOXA per Endered Italia – che scatta una fotografia delle principali abitudini alimentari degli italiani in pausa pranzo – si evince che il pranzo fuori rimane in assoluto l’attività più diffusa, per 1 intervistato su 2 sempre nello stesso ristorante.

Pizza e pasta sono le pietanze preferite, ma è in netta crescita la cucina asiatica seguita da quella sudamericana e dall’immancabile fast food statunitense.

Le nuove generazioni, in particolare la GenZ, invece, tendono ad acquistare il pranzo da consumare direttamente alla scrivania e amano ordinare da asporto. Nella pausa pranzo al lavoro il ristorante resta la scelta più diffusa per 9 italiani su 10, con altro dato rilevante, ovvero per 1 su 2 la pausa pranzo al ristorante è quasi sempre fatta nello stesso locale.

La scelta di accomodarsi in un locale durante l’orario di pausa pranzo è praticata in modo uniforme e trasversale da tutte le generazioni e anche a livello geografico. La fedeltà̀ allo stesso locale, o al massimo ai 2-3 ai quali si è più̀ affezionati, è piuttosto elevata. L’orario di picco della pausa pranzo è, ovviamente, alle 13 e la sua durata media – secondo il campione intervistato – è di 45 minuti.

La “schiscetta” (il portarsi il cibo da casa) rappresenta un’opzione per il 38% del campione, un’abitudine più diffusa al Sud dove il 42% degli intervistati dichiara di gestire spesso in questo modo la pausa pranzo (35% al Nord Est), mentre a livello generazionale sono i millennial a praticarla più frequentemente, con il 45% degli intervistati (30%, invece, dei Baby Boomer). Le pietanze portate al lavoro, per l’80% degli intervistati, sono preparate dalla stessa persona che le consumerà.

Esistono, inoltre, alcune soluzioni alternative per la pausa pranzo, come l’ordinazione di cibo da consumare in ufficio, scelta frequente per il 15% degli intervistati, con una forte differenziazione tra Gen Z, che nel 25% dei casi opta per questa soluzione, e Baby Boomer, che se ne servono in appena l’8% dei casi. Anche sul piano geografico sussiste qualche differenza: al Sud il 22% degli intervistati si serve del Delivery per pranzare in ufficio, mentre al Centro è appena il 10% a scegliere questa soluzione.

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