La COP28, a Dubai, vede riuniti i grandi della Terra per discutere e trovare soluzioni sulla crisi ambientale che affligge il pianeta e tutte le specie animali e vegetali che lo abitano, homo sapiens compreso.
C’è la minaccia, ci sono le preoccupazioni, ma al momento poche soluzioni concrete. A Dubai ci si riunisce per la solita passerella di buone intenzioni che vengono sempre dopo gli interessi di parte e suona molto strano, se non paradossale, che a presiedere l’evento ci sia uno dei massimi produttori di materie prime fossili che è causa di gran parte dell’impatto ambientale. Ma anche il sistema alimentare globale ha le sue belle responsabilità: produce un terzo delle emissioni globali di gas serra.
Tra le molte sfide da affrontare, per contrastare il cambiamento climatico, c’è anche quella legata al mondo dei consumi food & beverage per lo spreco alimentare. Ogni anno in Italia vanno in discarica 27 Kg di cibo a persona, e a dirlo sono i dati pubblicati dal WWF a livello mondiale. Le stime del WWF parlano di un terzo del cibo prodotto per il consumo umano che finisce perso o sprecato, lo spreco alimentare è associato a una quota di emissioni di gas serra compresa tra l’8 e il 10% a livello globale.
Gli italiani sono molto preoccupati: “il 90% di loro ritiene che il cambiamento climatico rappresenti una grave minaccia per il mondo intero, soprattutto per la salute globale degli individui”. Questo è uno dei dati emersi dalla ricerca realizzata da Ipsos per Amref Italia per indagare la percezione degli italiani rispetto al cambiamento climatico: 6 persone su 10 credono che sia ormai troppo tardi per attuare misure risolutive per il climate change.
Però, qualche tendenza per fronteggiare la situazione la leggiamo dall’indagine realizzata dal CREA – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, è emerso che il 51% degli intervistati ha ridotto il consumo di carne per questioni ambientali.
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