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Editoriali

Horeca bla bla bla

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È sempre appassionante, e allo stesso tempo irritante, assistere ai continui convegnicoli digital che si organizzano ogni giorno e ad ogni ora per parlare di Horeca e del mondo della ristorazione.

Appassionante e irritante perché Chef stellati da tot-mila euro a comparsata televisiva dottoreggiano senza tregua su quello che si deve fare a supporto del settore (soprattutto dei propri locali) con Ministri che li ascoltano annoiati, per poi intervenire con la retorica degna di un Marco Tullio Cicerone (106 – 43 a.C.).
Appassionante e irritante perché Blablano (Crozza copyright) di “cibo come eccellenza per costruire la politica industriale del Paese e come fattore di sviluppo per immaginare l’Italia del futuro”, e intanto almeno il 25% dei ristoranti in Italia non ha ancora ricevuto i fondi del decreto ristorazione (Decreto Bellanova, a sostegno della filiera agroalimentare di agosto del 2020).

E poi Blablano ancora di “patrimonio da difendere dai fondi predatori che vengono a rubare nelle nostre cucine”, e intanto solo nel 2020 in Italia hanno chiuso per sempre 22.692 imprese del settore (Rapporto 2021 dell’Osservatorio Ristorazione, realizzato elaborando dati provenienti da diverse autorevoli fonti).

Numeri drammatici con i maggiori tracolli registrati in città come Roma, Milano e Torino: le saracinesche abbassate per sempre a fine 2021 si stima saranno dalle 30 alle 35.000, grossomodo il 10% della numerica locali pre-Covid. Per avere un’idea dell’impatto sociale basta moltiplicare per un numero a scelta da 3 a 10 per avere una minima idea di quanti, fra cuochi e camerieri, resteranno disoccupati. Non se la passano meglio i distributori Horeca, altra categoria mazziata da oltre 15 mesi di chiusure e limitazioni, stop&go e ristori quasi zero. Anche loro sono seduti su una montagna di debiti e anche loro si apprestano a contare mestamente i caduti.

Intanto, il dibattito dei migliori – fra gamberetti e tartine spalmate di caviale, flut di millesimato e drink alla page – prosegue e influencer, espertoni di settore, super chef e politicanti di un certo spessore profferiscono in talk e talketti e promettono mirabilie con i soliti slogan preconfezionati: “Rilanceremo il grande patrimonio enogastronomico italiano, promuoveremo le nostre eccellenze”.

Ma è la solita fuffa, al gran buffet del PNRR non c’è uno straccio di progetto a sostegno del fuori casa italiano, ovvero a favore di quegli operatori senza stelle, parliamo dei bassolocati dell’HoReCa, la quasi totalità di gestori e distributori che, invisibili come fantasmi, bestemmiano per i fitti da pagare, le bollette scadute, le tasse rinviate, ma che prossimamente dovranno pagare, altrimenti gli verranno pignorate anche le mutande. Senza contare il conto in banca da profondo rosso, fuori controllo, che li stramazzerà.

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