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Redazione
Oggi è il World Amaro Day evento lanciato lo scorso anno con l’obiettivo di diffondere la cultura dell’Amaro italiano come prodotto unico e del percorso utile a un suo riconoscimento ufficiale come prodotto distintivo del patrimonio enogastronomico italiano. Una giornata da dedicare ad uno spirtis, che nonostante il calo generalizzato del consumo delle bevande alcoliche, conserva la sue distintività. E se un tempo era relegato al ruolo di digestivo della tradizione, oggi l’amaro sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza. Questo liquore, dalle profonde radici nell’erboristica italiana, ha conquistato bartender e un pubblico sempre più vasto, diventando protagonista di un mercato in fermento che premia qualità, storia e artigianalità.
Recenti studi attestano come l’amaro sia apprezzato sia nella sua forma tradizionale, sia come ingrediente di cocktail di tendenza, con un consumo che si estende anche a un pubblico giovane e internazionale. I dati Nielsen relativi al mercato degli amari vedono consumi sostanzialmente stabili, a dispetto dell’inflazione, e un giro d’affari che si aggira sui 215milioni di euro (per amari, chine e fernet, dati comprensivi delle vendite in gdo).
Quante etichette di amari si producono in Italia, domanda la sui risposta non è semplice, poiché il mercato è in continua evoluzione, ma si tratta di una quantità elevatissima, che si contano a centinaia, tra brand storici, prodotti regionali e nuove produzioni artigianali.
Il mondo degli amari è un mosaico di sapori che riflette la biodiversità del nostro Paese. Ogni ricetta, spesso segreta, è una complessa miscela di erbe, radici, cortecce e agrumi (come genziana, rabarbaro, china, timo) macerati in una soluzione idroalcolica. Il risultato è un ventaglio di gusti che spazia da versioni intensamente amare (amarissimi) a quelle più morbide e dolci, passando per note agrumate o balsamiche.
La rinascita attuale è guidata da nuove tendenze di consumo. L’amaro si è scrollato di dosso l’immagine di prodotto per intenditori maturi, diventando un ingrediente chiave nella mixology moderna. Non è più solo un liquore da bere liscio, ma la base per cocktail innovativi e rivisitazioni di grandi classici, come l’Amaro Tonic o il Negroni all’amaro. Questo ha spostato il suo consumo anche al momento dell’aperitivo.
Parallelamente, si assiste a una riscoperta delle produzioni artigianali. Piccoli produttori valorizzano ingredienti locali e ricette tradizionali, offrendo prodotti unici che raccontano una storia e un territorio. Questa attenzione all’autenticità e alla filiera ha conquistato un pubblico più giovane, curioso e attento alla qualità. Da antico rimedio a icona del bere miscelato, l’amaro dimostra una straordinaria capacità di unire tradizione e innovazione, confermandosi un’eccellenza italiana capace di evolversi e sedurre nuovi palati in tutto il mondo.
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