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RedazionePersonale addetto alla ristorazione sempre molto ricercato, vista l’atavica carenza nell’Horeca. Figure come cuochi, camerieri, pizzaioli, baristi… che succede, hanno perso la passione per le attività di somministrazione?
Queste attività vengono viste come un lavoro precario? Nemmeno l’abolizione del reddito di cittadinanza è servita? È una tendenza che si può invertire e come?
Abbiamo raccolto il parere di Carlo Alberto Nardelli, CEO Fabrica di Pedavena a Levico Terme e la Stube del Galletto:
«Il discorso relativo al personale è un discorso veramente complesso che si sta espandendo a macchia d’olio anche ad altri settori o, diciamo, in tutti i settori di prima fascia. Non sono mai stato un “colpevolizzatore” del Reddito di Cittadinanza, piuttosto, un colpevolizzatore della cosiddetta Naspi o disoccupazione. Ad oggi il settore Horeca soffre anche un po’ di abusi, passatemi il termine, del passato e sicuramente per i ragazzi non è più appetibile lo sforzo/beneficio. Come se ne esce non ne ho la più pallida idea; in questo momento sono abbastanza amareggiato perché ritengo che sia un lavoro lungo e non riesco a capire quali possano essere le regole di mercato per invertire il senso di rotta. Sicuramente lo Stato dovrebbe aiutare quantomeno le aziende serie a sgravare un po’ i costi di lavoro, perché oggi chi si affaccia sul mondo Horeca ha delle esigenze di mercato – da un certo punto di vista – che non stanno né in cielo né in terra o, quanto meno, sono frutto di un mercato di sommerso e, di conseguenza, ci sono anche questi due mondi che si scontrano. Come dicevo non ho la minima idea in questo momento come si riesca a poter invertire la rotta, auspico in un intervento dello Stato, ma la vedo lunga, soprattutto, presumo che ci voglia del gran tempo per venirne fuori».
Dai commenti di Carlo Alberto Nardelli si evince che la situazione è davvero complicata. C’è da dire, politiche a supporto zero, non sarà certamente la tassa agevolata – quel famoso 5% – a risolvere il problema. Ma se vale il detto mal comune mezzo gaudio relativamente alla carenza di personale nella ristorazione, c’è chi è messo peggio dell’Italia.
In UK – lavorare nel campo della ristorazione è diventato molto complicato – in forza alla famosa Brexit la situazione che si è venuta a creare danneggia l’economia inglese e, nello specifico, gli operatori della ristorazione. La fuga dei camerieri italiani, ad esempio, ne è l’emblema. Basta considerare che a Londra per ottenere il visto bisogna guadagnare più di 45mila euro e, quindi, in tanti hanno migrato verso altri Paesi europei. Risultato: il personale italiano, sempre molto apprezzato in Gran Bretagna, è praticamente introvabile. In difficoltà anche gli esercenti italiani che lavorano in UK da una vita, alcuni stanno pensando seriamente di andarsene. È la brexit dell’Horeca…
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