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RedazioneSulle pagine dei giornali tutti il mondo, a Roma, i solenni funerali di Papa Francesco – che pur rappresentando un fatto luttuoso – sono stati il volano per la presenza fuori casa di migliaia e migliaia di persone. Le cronache di quei giorni raccontano un’atmosfera intorno a Pizza San Pietro che non sembra di lutto: ristoranti strapieni e migliaia di turisti con il menù in mano e il boccale di birra.
Alcune cronache riportano che si sentivano suonare le note di “’O Sole Mio” ad allietare la pausa pranzo di stranieri e pellegrini seduti ai tavolini esterni di bar e ristoranti, complici anche il sole e le tiepide temperature primaverili. Un’atmosfera di festa che non sarebbe dispiaciuta al Santo Padre.
A Roma sono stati certamente giorni eccezionali, le cui concomitanze potranno essere irripetibili considerando la statura storica, ma anche e soprattutto umana del Papa scomparso, il quale aveva un rapporto a dir poco sacro con il cibo. “Dimmi come mangi e ti dirò che anima possiedi”, disse durante un’udienza del gennaio 2024 dedicata al vizio della gola. “Il problema non è il cibo, ma la nostra relazione con esso”, proseguì il pontefice, parlando dell’importanza di un rapporto sano con l’alimentazione, ma anche dell’importanza di non sprecare il cibo e di condividerlo.
Temi molto cari a Papa Francesco, denunciati in maniera chiara e lungimirante nella sua enciclica Laudato sì, un documento a dir poco incredibile, che affronta in modo significativo i temi del cibo, dello stile alimentare e dell’agricoltura, inserendoli in una visione più ampia di ecologia integrale e di giustizia sociale. Argomenti strettamente legati alla lotta contro la fame nel mondo e alla necessità di ripensare i nostri modelli di produzione e consumo.
Della sacralità del cibo e della condivisione della tavola Papa Francesco parlava spesso e se ne intendeva molto, da giovane prima di scegliere la vita sacerdotale e laurearsi in filosofia e teologia aveva conseguito il diploma in Chimica degli Alimenti, sapeva cucinare benissimo, famosi i suoi calamari ripieni come anche l’asado, un piatto tipico argentino a base di carne. Amava i cibi semplici come la pizza, aveva molto a cuore i ragazzi speciali di PizzAut.
Ma non solo cibo, scopriamo che Papa Francesco amava particolarmente un Grignolino prodotto nella terra d’origine della sua famiglia, in Piemonte, precisamente nell’astigiano, a Portacomaro. Il nome di questo vino? Laudato, come il titolo della sua enciclica sui temi dell’ecologia.
Asado, pizza, buon vino… tutto vero, tutto autentico, ma abbiamo ragione di credere che Papa Francesco passerà alla storia per ben più edificanti questioni e ben più importanti argomenti, ed è giusto… così sia.
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