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Ristorazione: ripartenza incerta fra multe, ordinanze e speculazioni

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Speculatori senza scrupoli che girano per la Capitale cercando di rilevare a pochi soldi bar e ristoranti in difficoltà. Succede anche questo nel mezzo della tanto agognata Fase 2, i cui numeri purtroppo non fanno tirare il tanto sperato sospiro di sollievo. Sono in tanti, infatti, i ristoratori italiani mancati all`appello il giorno della riapertura perché privi delle risorse economiche per ricominciare dopo la lunga chiusura imposta dal lockdown. A Torino tre ristoranti su dieci non hanno tirato su le saracinesche, stessa cosa in altre città italiane.

Chi lo ha fatto invece si trova ad affrontare le regole serrate per le riaperture. E i problemi non mancano: titolari e clienti temono multe per assembramenti, come del resto già è avvenuto ad una tavolata di Napoli. Le direttive imposte dall’ultimo Dpcm sono stringenti e assicurano il distanziamento, ma nella prima settimana di riapertura non sono mancate scene da movida che hanno indotto alcuni sindaci a fare marcia indietro anticipando l`orario di chiusura alle 21. Ennesima batosta per i titolari che, movida a parte, non hanno realmente registrato dati incoraggianti in termini di consumi. Dato di fatto che si evince dalle previsioni IRI che, nel settore della distribuzione Horeca delle bevande, parlano di una contrazione complessiva del fatturato di comparto compresa fra il 30 e il 40% per l`anno 2020.

Sono molte le imprese e tantissimi i posti di lavoro in gioco. C’è chi ha riaperto, chi ancora è alle prese con la riorganizzazione puntuale e complessa del locale, chi scommette sul delivery. Ma c’è anche chi ha deciso di aspettare il 3 giugno, quando i turisti potranno spostarsi in Italia e intanto sono molti i dipendenti dei ristoranti in cassa integrazione finiti a mangiare nelle mense della carità. Difficile immaginare comunque a partire da quella data, la coda fuori dai ristoranti. «Prima si riparte, prima si ricomincia a perdere. – ha spiegato Enzo Vizzarri, direttore delle Guide del gruppo L’Espresso a Cronachedigusto.it. – Intanto, per il numero ridotto dei coperti. E poi togliamoci dalla testa che per la gente tornare al ristorante sia una priorità. Ci sono meno soldi e, da tenere in considerazione, ci sono anche riserve psicologiche». Per i ristoratori che non rispettano alla lettera le regole ci sono poi  fino a 3mila euro di multa. I controlli sono affidati a polizia, carabinieri, finanzieri e alla polizia locale.

E per i casi più gravi è prevista anche la sospensione temporanea della licenza. La riapertura non sarà dunque un bene proprio per tutti, ma i pescatori ringraziano. Sono circa 12mila i pescherecci della flotta italiana a prender fiato, visto che il 55% del pescato in Italia viene consumato fuori casa. Impresa Pesca ha ricordato che lo stop forzato alla ristorazione è stato un duro colpo per il settore ittico. Un colpo che a cascata ha coinvolto anche pescherie e mercati all’ingrosso e alla produzione.

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