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RedazioneIl settore della ristorazione sta vivendo un periodo di trasformazione dove le tiene bene il passo, anzi è in crescita, la ristorazione commerciale in catena, che oggi vale circa il 12% del mercato dei consumi fuoricasa con un fatturato che ha superato il 10 miliardi di euro.
Un trend che, nonostante il ventennio turbolento che abbiamo alle spalle, fra crisi sanitarie ed economiche, ha raddoppiato le sue quote di mercato e la crescita non si ferma. Le catene di ristorazione riescono a distinguersi grazie alla loro dimensione e scalabilità, questi fattori permettono loro di investire in marketing, offrire prezzi competitivi e adottare soluzioni digitali avanzate, superando gli operatori indipendenti. Questa capacità di innovazione e adattamento ha attirato l’attenzione di numerosi investitori finanziari.
News di questi giorni riguarda l’acquisizione di Cigierre – Compagnia Generale Ristorazione SpA da parte di QuattroR SGR SpA e BC Partners, sancendo un’importante operazione nel settore della ristorazione. Questa decisione, presa nell’ambito del regolamento UE sulle concentrazioni, conferma che la transazione non solleva problemi di concorrenza e rientra in una procedura semplificata di revisione.
Ma perché i fondi sono tanto interessati alla ristrutturazione commerciale in catena?
Lo abbiamo chiesto a Guido Pocobelli, profondo conoscitore del settore con la sua professione di retail Senior Consultant Food &Beverage.
«I fondi d’investimento sono sempre più interessati alla ristorazione commerciale per tre motivi: la scalabilità del modello di business, la generazione di maggior valore e la stabilità dei ricavi con un rischio calmierato. La scalabilità e l’opportunità di crescita sono dovute al fatto che il settore della ristorazione è in crescita costante da oltre vent’anni, sia in termini di consumi che di valori di mercato, tuttavia le catene di ristorazione commerciale rappresentano ancora solo il 10% del comparto lasciando, quindi, ampi margini di sviluppo. Le catene con modelli di business organizzati, processi operativi standardizzati e ricette replicabili sono altamente scalabili questo permette non solo di aumentare il fatturato e il profitto ma anche di ridurre i rischi rispetto agli investimenti in ristoranti indipendenti, ad esempio. Il secondo motivo è la generazione di valore: molte aziende del settore sono ancora a gestione familiare con ampia possibilità di ottimizzazione di costi e di processi. I fondi vedono qui una grande opportunità: trasformare imprese imprenditoriali in aziende strutturate digitalizzate grazie all’ingresso di manager esperti e consulenti specializzati. Con l’intervento di consulenti esperti come noi di Retail Factory si ottimizzano i costi: in primis la riduzione e il controllo dei costi operativi sulle materie prime, il personale, si sviluppano sinergie negli acquisti migliorando la sostenibilità economica di lungo periodo. Questo processo consente di accelerare la crescita dei fatturati attraverso nuove aperture dirette o con modelli di franchising, l’espansione internazionale e l’introduzione di attività digitali perché l’obiettivo finale è valorizzare un brand, portarlo ad un livello tale di redditività da essere poi rivenduto a multipli di 5-6 volte più alti alla fine del progetto. Il terzo e ultimo motivo è legato alla stabilità dei ricavi: un modello di ristorazione ben strutturato garantisce flussi di casse e margini prevedibili, le catene crescendo in notorietà e in volume acquisiscono maggior potere contrattuale sia con i fornitori che con le scelte delle location ottenendo condizioni più vantaggiose, inoltre possono anche fidelizzare i loro clienti attraverso programmi di loyalty, di brand awareness e, quindi, aumentarne frequenza di visite e scontrino medio».
Quindi, possiamo affermare che le catene di ristorazione sono davvero un buon affare e perché? «Se sono un buon affare? Beh, direi assolutamente sì perché la ristorazione genera elevati margini di profittabilità anche a livello di EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortisation) e se ben strutturata si riesce a trovare maggior efficienza operativa, a fare delle sinergie negli acquisti, a fidelizzare i clienti. Inoltre, come abbiamo già detto il settore offre ampi margini di crescita per cui i fondi d’investimento possono far leva sulle nuove aperture organiche in location strategiche, espansione attraverso modelli di franchising quindi con minori costi operativi, addirittura l’internazionalizzazione in alcuni casi con l’esportazione di format sui mercati esteri; quindi una crescita accelerata che ha un elevato ritorno sull’investimento. È chiaro che, come in ogni settore, esistono anche dei rischi da considerare quindi in primis la gestione operativa è complessa e quindi richiede un bilanciamento importante tra il know specifico e delle competenze manageriali, le tendenze dei consumi che cambiano quindi bisogna essere sempre veloci ad intercettare nuovi trend – salutismo, sostenibilità, ecc. – e, soprattutto, anche la non facile differenziazione rispetto ai concorrenti. A mio modo di vedere, quindi, il successo è possibile soprattutto attraverso un’integrazione tra approccio strategico e manageriale e competenze imprenditoriali».
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