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RedazioneLe mance nella ristorazione sono un tema che fa parecchio discutere, fra chi vorrebbe fossero obbligatorie e chi, invece, ritiene sia più giusto e corretto lasciarle alla liberalità dei consumatori, ben sapendo che le mance, oltre a gratificare chi le riceve, rappresentano il gesto palese e migliore che i clienti hanno per premiare l’impegno e la passione di chi fa dell’ospitalità la propria ragione di vita.
Sul punto abbiamo chiesto a FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) di esprimere il loro parere. Ad Horeca Channel Italia ascoltiamo le parole del vice direttore di FIPE Luciano Sbraga.
«Oggi affrontiamo un tema che sta particolarmente a cuore al mondo della ristorazione: quello delle mance. Naturalmente, il tema riguarda in primis i lavoratori del settore, quelli dipendenti che sono oltre 1 milione e 100.000, quindi, tanti tanti lavoratori. Le mance sappiamo che sono una consuetudine abbastanza diffusa con la quale i clienti manifestano apprezzamento nei confronti del servizio che gli è stato reso. Noi possiamo valorizzarla. C’è stato un intervento in legge di bilancio 2023 per favorire l’utilizzo e la diffusione, diciamo, delle mance nel mondo della ristorazione con una proposta di agevolazione fiscale. Oggi le mance che vengono lasciate ai lavoratori dai clienti possono essere tassate ad un’aliquota agevolata pari al 5%, anziché utilizzando l’aliquota propria del reddito da lavoro dipendente e questo è un grande grande incentivo. Cosa bisogna fare però? Bisogna innanzitutto fare in modo che le mance possano essere lasciate anche in modo digitale. Sappiamo che i pagamenti digitali hanno ormai superato il contante, molti clienti non hanno più contanti in tasca o comunque per facilità pagano il conto con la carta. Ecco, in quell’occasione devono poter lasciare la mancia anche sempre con la stessa carta. Per farlo c’è bisogno che i POS siano abilitati a ricevere le mance in modo digitale. Su questo bisogna fare ancora molto, la maggior parte dei POS non sono ancora abilitati e quindi noi invitiamo i ristoratori a richiedere ai propri prestatori di servizi di pagamento di abilitarli e chiediamo naturalmente ai prestatori di servizi di pagamento di procedere velocemente all’adeguamento».
Ovviamente sul tema mance – specie quando viene affiancato dalla parola “obbligatorie” – ci sono pareri discordanti, come quello di Alessandro Rizzi, presidente dell’Associazione Esercenti Bologna, che si dissocia dalle dichiarazioni di Piero Pompili che ha proposto di rendere la mancia un passaggio obbligato al ristorante, così da dare subito respiro economico a chi lavora tra sala e cucina con stipendi fermi da anni. Piero Pompili, del Ristorante “Al Cambio” di Bologna, in una recente intervista – che ha girato parecchio sui social – parla di una mancia obbligatoria del 20% per salvare camerieri e chef.
Ed è proprio la parola “salvare” che stride, il cliente consumatore non può avere l’obbligo di salvare nessuno. La liberalità di dare o non dare mance non può essere messa in discussione, invece, sarebbe bene incentivare tutti quei meccanismi, come affermava Luciano Sbraga, che possano favorire facilitare il rilascio delle mance. Niente obblighi: la Fipe ribadisce che una misura del genere rischia di scaricare nuovi costi sui clienti, in un mercato già messo a dura prova dalla crisi.
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