Il piatto piange, a fronte degli ulteriori e inevitabili aumenti del grano – dove Russia e Ucraina soddisfano la maggior parte del fabbisogno nazionale – nei ristoranti italiani, considerando anche il caro bollette, ordinare una carbonara potrebbe costare anche il 30% in più.
Per Stefano Callegari, inventore del Trapizzino, gli aumenti saranno inevitabili, si prevede il picco fra marzo e aprile. Tuttavia, denuncia Luciano Sbraga, vicedirettore e responsabile centro ricerche FIPE, con la domanda ancora debole, molti ristoratori faranno fatica a scaricare gli aumenti sui prezzi delle portate.
Il problema degli aumenti non esenta il vino, anzi. Anche il mondo del vino è sotto schiaffo, infatti, dal caro bollette al “caro vini” il passo è breve. Se da una parte premono gli aumenti dei costi delle materie prime, dall’altra la crisi energetica aggiunge peso a ogni passaggio della catena distributiva. Così, anche nel mercato del vino, chi sta a valle rischia di veder gonfiare i conti.
Unione Italiana Vini lancia l’allarme ricaduta sui prezzi al consumatore. Tra quelli che risentono in maniera esponenziale della situazione c’è il canale Horeca dove, ristoratori e distributori, già provati dai lockdown, si trovano ora a fare i conti con una non facile gestione dei prezzi e delle carte dei vini.
Tornando alla crisi Russo-Ucraina, questa guerra che fa schifo anche ai russi, come al giovane chef stellato Nikita Sergeev che scrive «Chiedo scusa al mondo, mi vergogno di Putin, lui non è il mio presidente». Il cuoco russo del ristorante L’Arcade di Porto San Giorgio (Fermo), sta vivendo con particolare angoscia l’evolversi del conflitto che ha visto proprio l’esercito Russo invadere l’Ucraina.
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