Il 2022 sarà un anno difficile per la birra anche, e soprattutto, per gli aumenti preannunciati che in Gran Bretagna stanno già pesando sulle tasche dei consumatori: da quelle parti i cittadini britannici e irlandesi oggi pagano € 5,30 una pinta di birra chiara, contro gli € 4,80 del 2020.
Anche in Belgio la birra è aumentata, nell’ultimo anno, di ben il 4,4% che è tantissimo considerando che nell’ultimo decennio gli aumenti annuali erano contenuti in una media del 2,5%.
Altro dato poco incoraggiante, sempre a riguardo della birra, è la previsione di un calo della produzione mondiale del 16%, a causa del riscaldamento climatico che incide sulla produzione delle materie prime.
Un andamento, questo della birra, che potrebbe incrinare il suo impatto economico globale, un impatto che è stato valutato nel primo rapporto mondiale redatto dalla Worldwide Brewing Alliance (WBA), dove si è rilevato che un posto di lavoro su centodieci nel mondo è collegato, in modo diretto, indiretto o indotto, al settore della birra e che nel periodo pre-Covid il settore ha realizzato 555 miliardi di dollari di valore aggiunto lordo al PIL globale.
Il rapporto ha rilevato che l’industria della birra nel mondo ha anche contribuito a generare 262 miliardi di dollari di entrate fiscali governative nei 70 Paesi studiati, che rappresentano l’89% della birra venduta in tutto il globo. Non male per la bevanda inventata dai babilonesi.
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