Comincia la corsa al Quirinale per eleggere il nuovo, o forse il vecchio, Presidente della Repubblica. Fare bene e fare in fretta è l’auspicio di tutti. Fra gli altri chiede di fare veloce il settore Horeca, al collasso in questi giorni e senza prospettive di ristori concreti. Per questi operatori, però, vi è una magra consolazione, come si legge dal un titolo de : il nuovo, o il vecchio, Presidente della Repubblica si deciderà in bar e ristoranti. Sì, proprio così, in bar e ristoranti.
Il quotidiano, infatti, fa un elenco puntuale di tutti i locali di Roma dove leader di partiti, o presunti tali, fra un caffè, una pizza e un cicchetto, si incontrano per tessere trame e mettersi d’accordo sull’elezione del Capo. Ma facciano in fretta, i locali sono a rischio chiusura: dove andrebbero poi ad accordarsi? Alla politica, abbastanza distratta dai giochi di Palazzo, va ricordato che negli ultimi due anni al settore ristorazione sono venuti meno 56 miliardi di euro di incasso, sono andate chiuse 45 mila imprese, altre centinaia di migliaia hanno contratto debiti pesanti per far fronte alla crisi e 300 mila lavoratori hanno perduto il proprio impiego.
Ad aggravare il tutto il processo inflattivo che nasce dall’aumento dei costi di produzione, dell’energia e delle materie prime. In attesa del nuovo Presidente si attendono provvedimenti mirati e urgenti: il rinnovo della cassa integrazione – non solo per le strutture turistiche, ma anche per gli altri operatori Horeca, gestori e distributori – così come si attendono i necessari ristori, ma qui il piatto piange. Poche, se non nulle, le risorse rimaste.
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