Oggi parliamo dei rincari in ristoranti, bar e pizzerie dove pare la situazione dei rincari non sia così critica come, invece, indurrebbe il caro bollette e gli aumenti delle materie prime.
In media in Italia i menù salgono del 5,1% meno che in Europa dove la media è del 7,8%. Quindi, i nostri ristoratori si tengono al di sotto sia dei colleghi europei che del picco inflattivo che in Italia ad ottobre ha sfiorato il 12% e tende ad andare ancora più su. Andando più nel dettaglio appuriamo che sono leggermente più alti gli aumenti per l’asporto con +7,8% a settembre. Sempre meno dell’inflazione, comunque.
Ma perché i prezzi al consumo fuoricasa aumentano meno dell’inflazione?
A spiegare quella che sembra un’anomalia potrebbe essere la cautela da parte dei gestori Horeca, ancora scottati dai due anni di chiusure a causa delle misure di contrasto alla pandemia. Una politica commerciale cauta e circospetta per evitare di non far paura ad un cliente sempre più stretto dal carovita.
Una politica che, vedendo i consumi extradomestici in questi primi dieci mesi dell’anno, possiamo dire sia stata ripagata: i consumi ci sono stati. Contenere i costi è, quindi, la priorità assoluta dei ristoratori e baristi, ottimizzare la gestione, fare di più con meno, un’esigenza che ha ben presente SumUp che redige un vademecum per aiutare il gestore dei locali ad operare in piena inflazione.
Ecco i consigli basilari:
Concentrarsi su prodotti stagionali o locali. Questo consente di contenere i costi di produzione senza compromettere la qualità.
Acquistare all’ingrosso in sinergia con altri colleghi.
Semplificare il menù o scegliere alternative più economiche.
Ridurre il consumo di gas ed elettricità. magari gestendo la catena del freddo in modo più ecologico oppure riducendo i tempi di cottura o scegliendo opzioni di illuminazione sostenibile.
E poi, affidarsi alla tecnologia per misurare e analizzare al meglio le prestazioni e creare efficienza.
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