La crisi Russo-Ucraina coinvolge inevitabilmente la nostra economia. Fari puntanti su grano e mais. L’Italia importa il 65% del suo fabbisogno di grano e il 53% di mais dove Russia e Ucraina sono fra i maggiori fornitori.
I prezzi in questi giorni salgono vertiginosamente. L’altro effetto della crisi coinvolge il nostro export, in special modo il settore vitivinicolo: a rischio 250 milioni di fatturato, tanto vale l’esportazione di vini italiani di cui due terzi verso la Russia e un terzo verso l’Ucraina.
Mercati significativi soprattutto quello degli spumanti che in Russia sono tra i prodotti di maggior successo. Ma prima del business ci sono le vite umane, in questo momento drammatico pensiamo al popolo ucraino che si prepara a resistere, che svuota bottiglie di vino e di vodka per farne bombe molotov.
Fra le mille storie di queste ore, la storia di Pavlo Kozhukhar, 35 anni, con la famiglia in Italia ma con il lavoro a Kiev come direttore marketing di una catena di ristoranti. Per Pavlo niente più “Vareniki” e “Pollo alla Kiev” da promuovere, niente più clienti da accogliere, ma un fucile da imbracciare per difendere il suo futuro.
Siamo con lui, siamo con chi odia la guerra, anche se alla guerra ne è costretto.
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