Se una volta c’era la “Milano da Bere”, oggi c’è anche quella da mangiare. Nel capoluogo lombardo, infatti, la ristorazione è più che mai un trend e i riscontri, questa volta, sono di origine immobiliare.
Secondo l’Osservatorio degli Immobili Commerciali – presentato da Tecnocasa – le nuove aperture commerciali a Milano riguardano principalmente ristoranti o attività legate al consumo di cibo fuori casa e, un aspetto significativo, è l’avanzamento della ristorazione anche in zone tradizionalmente dedicate all’abbigliamento, come via Torino. Ma il cuore della ristorazione resta la zona Navigli, dove i canoni di locazione possono raggiungere i 70.000 euro all’anno per 100 metri quadrati.
Cambiando zona, su corso Vercelli – e in altre aree come via Belfiore, piazza Piemonte e via Marghera – i canoni per la ristorazione a Milano possono arrivare fino a 100.000 euro all’anno per 100 metri quadrati.
Nella attività di ristorazione quello immobiliare è uno dei costi più ostici da gestire. Secondo gli esperti gestori, per affrontare al meglio i costi di locazione e mantenere prezzi ragionevoli, è necessario avere un numero di coperti che permetta di fatturare almeno 2.000 euro al giorno (ad esempio per una locazione in Zona Navigli a Milano a 70 mila euro l’anno, considerando che l’affitto sostenibile per un ristorante non dovrebbe superare il 10% dell’incasso lordo).
Nonostante sia sempre delicato gestite al meglio i costi immobiliari, il mercato della ristorazione non si ferma e, sempre più, le nuove aperture avvengono mediante il pagamento di una buonuscita a chi lascia il locale, noto come “key money”.
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