La birra è la categoria principe nel consumi fuoricasa, un comparto che genera 10,4 miliardi di euro di valore condiviso, che conta circa 112.000 occupati e dove, ad oggi, ogni addetto alla produzione di birra crea 31 posti di lavoro lungo la filiera.
Negli ultimi dieci anni la birra in Italia ha prodotto 92 miliardi di ricchezza e 24.000 nuovi posti di lavoro, contribuendo alla fiscalità generale per circa 4 miliardi di euro l’anno (di cui 1,5 miliardi di IVA e 689 milioni di accise nel 2024). Nonostante la solidità strutturale del comparto, negli ultimi due anni si è registrata una flessione dei principali indicatori di mercato (produzione, consumi ed export), aggravata dall’aumento delle accise (+20 milioni di euro solo nel 2024) a fronte di un -1,5% di consumi e -7,8% di export.
E, proprio sulla riduzione delle accise, punta la richiesta fatta da Assobirra nella prossima legge di bilancio: ridurre le accise per sostenere una filiera strategica per l’economia italiana.
Sul punto Federico Sannella, Presidente di Assobirra ha dichiarato: «La birra è una filiera viva e strategica, che unisce agricoltura, industria e distribuzione, generando valore per l’intero Paese. Oggi più che mai serve una visione di lungo periodo sulla fiscalità: ridurre le accise non significa solo alleggerire un’imposta regressiva, ma restituire slancio a investimenti, occupazione e innovazione. È una misura che rafforza l’intera filiera e la sostiene anche nei momenti di maggiore incertezza economica». Queste invece le dichiarazioni di Paolo Merlin, Vice Presidente AssoBirra, con delega alla cultura della birra e alle tematiche fiscali: «Ridurre le accise non è solo una scelta fiscale: è una leva che incide direttamente sul mercato e il potere d’acquisto. Le riduzioni hanno portato risultati concreti, con crescita dei consumi e della produzione nazionale, mentre gli aumenti hanno generato contrazione e contribuito all’inflazione, perché l’accisa entra nella formazione del prezzo e pesa in modo significativo sul consumatore finale. Una fiscalità più equilibrata è quindi essenziale per sostenere la ripresa, contenere i prezzi e dare stabilità a tutta la filiera».
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