Parlando di beverage uno dei trend che pare inarrestabile è quello delle bevande “senza” o “a basso” contenuto di alcol, che non comprendono solo il vino senza alcol, ma anche un numero sempre crescente di alternative alcoliche senza e a basso contenuto di alcol.
Secondo i sondaggi diffusi dall’Osservatorio Drinktec – la fiera per l’industria delle bevande a Monacodal 16 al 22 settembre – nei prossimi anni l’80% dei consumatori preferirebbe avere alternative No Low, non solo no alcol, ma nei prossimi anni cresceranno anche i consumi delle bevande alcoliche. Pare per certi versi una contraddizione, ma i consumi no alcol non escluderebbero quelli alcolici, saranno contenti gli operatori del beverage.
Secondo quanto riportato dal rapporto di Allied Market Research, Malt Whiskey Market By Type (Scotch Whisky, American Whiskey, Irish Whiskey, Others), si stima che il mercato globale del Whisky di Malto crescerà a un tasso annuo del 4,7% dal 2022 al 2031, raggiungendo un valore di 6,7 miliardi di dollari, oggi ne vale 4,3 miliardi di dollari.
Ma anche le bollicine sono destinate a performare, a parte il nostro Prosecco sempre al top nelle classifiche di vendita. Promette bene anche lo champagne che ha già registrato una crescita record post-pandemia (320 milioni di bottiglie per 5,4 miliardi di euro). Un trend che non sembra arrestarsi: con il consolidamento del mercato anglosassone, Stati Uniti, Gran Bretagna e la crescita dell’Australia, insieme alle opportunità che possono aprirsi sul mercato asiatico, si stima il raggiungimento nel 2032 di un giro d’affari di 11.5 miliardi di euro (+64% in 10 anni).
Operare nel mondo del beverage nel prossimo futuro, non dovrebbe essere un cattivo affare.
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