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Il crac del “fuori casa” danneggia l’agroalimentare

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Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi sta avendo un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di almeno 3 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande sole nell’estate 2020. È quanto emerge da una stima della Coldiretti secondo  cui i consumi extradomestici per pranzi e cene fuori casa sono previsti in calo del 40% durante i mesi di luglio, agosto e settembre a causa dell’emergenza Coronavirus.
«Una drastica riduzione dell’attività che – sottolinea la Coldiretti – si ripercuote sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco». In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
A pesare oltre alla crisi economica e alla diffidenza tra gli italiani è soprattutto la mancanza del turismo estero che quest’anno rischia di essere praticamente azzerato dalle preoccupazioni e dai vincoli resi necessari per affrontare la pandemia. Si tratta di un vuoto pesante che non viene purtroppo compensato dalla svolta patriottica degli italiani che questa estate per il 93% ha scelto di trascorrere le vacanze in Italia, la percentuale più elevata da almeno 10 anni dalla quale si evidenzia che sono 34 milioni i cittadini del Belpaese che hanno deciso di andare in ferie per almeno qualche giorno nell’estate 2020, con un calo del 13% rispetto allo scorso anno.

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