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Food Delivery, settore in fermento

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Dopo il boom dell’era Covid il food delivery continua a crescere, ma in maniera molto meno repentina proponendo però continue innovazioni, come 4Foodies start up di Torino che, attraverso le sue ghost kitchen, è in grado di offrire quattro menù differenti ricevibili all’interno di uno stesso ordine: pizza, pasta, sushi, pokè. Un modo per soddisfare le differenti esigenze culinarie dei clienti che, da ora in poi, non dovranno più accontentarsi e mettersi d’accordo su che cosa mangiare quando ordinano un pasto tramite la consegna a casa.

Altra innovation sul tema è Mammt dove il cliente non sceglie quello che vuole mangiare, ma accetta di affidare questo compito a Mammt, appunto. Un nuovo modello di business che, evidentemente, apporta benefici in termini di conto economico, una sorta di rivoluzione dal punto di vista organizzativo, visto che Mammt paga i rider 14 euro l’ora, niente cottimo, bonus in caso di pioggia.

Una scelta etica, possiamo definirla così? Anche.

È giunto il momento di rivedere ogni sorta di rapporto di lavoro all’interno delle organizzazioni del Delivery. È inaccettabile! Non DEVE mai più ACCADERE quanto accaduto al fattorino di GLOVO, Sebastian Galassi, deceduto mentre effettuava una consegna per la multinazionale spagnola: tragedia e disumanità.

Il giorno dopo, sul suo cellulare, è arrivato un messaggio di licenziamento per condotta inappropriata. Per l’azienda si tratta di un errore, ma la dice tutta su come i rider più che persone sono numeri, purtroppo, gestiti da algoritmi stupidi controllati da uomini, forse, ancora più stupidi.

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