Nel settore della distribuzione Horeca, in Italia – fra aziende specializzate nel beverage e altre nel food service – si contano all’incirca 4.000 operatori che, a loro volta, rifornisco nel food&beverage circa 350.000 locali Horeca in tutta la penisola.
Aziende di distribuzione dove ci sono big di valore assoluto, come ad esempio il gruppo MARR che esprime un fatturato di circa 2 miliardi di euro o METRO che, con i suoi Cash&Carry, ha chiuso l’anno 2023 sfiorando anch’essa quasi i 2 miliardi di euro di ricavi.
Fra le aziende di distribuzione Horeca una consistente numerica è espressa dai distributori specializzati nel beverage: sono circa 2.000 gli operatoti in Italia, secondo le stime di Progettica, realtà alquanto eterogenee per organizzazione e fatturati. Uno dei massimi esperti del settore è Damiano Possenti partner di Progettica, al quale abbiamo chiesto:
Quali sono le dinamiche con le quali si muovono queste realtà? Si va verso delle concentrazioni?
R.: «Il mondo dei distributori di bevande vede un numero di operatori sostanzialmente stabile da parecchi anni, sono 2000. Ma se andiamo a vedere come questo mondo si sta muovendo in termini di struttura, i piccoli restano come numerica sostanzialmente uguali ad anni fa e hanno una quota di mercato che non si è spostata tanto; ma quello che è successo è che, soprattutto nella fascia grande del mercato, realtà da 10-15 e anche 30milioni di Euro di fatturato, ci sono movimenti nei termini di realtà che hanno aggiunto competenze. Ad esempio nel vino, negli spirits o che stanno procedendo ad acquisizioni di realtà più piccole o ancora che stanno creando gruppi che si fondono tra loro e che riescono a coprire più province o addirittura più regioni».
A tuo avviso, quali sono le principali difficolta che un distributore del beverage Horeca deve fronteggiare in questo 2024? A cosa deve prestare particolare attenzione?
R.: «Questi anni hanno messo a dura prova le capacità imprenditoriali dei distributori italiani che, però, se la sono cavata certamente molto bene: sono riusciti a fronteggiare le oscillazioni della domanda, sono riusciti a rispondere ai cambiamenti del mercato e, negli ultimi tempi, anche ad un’inflazione che ha sconquassato i loro conti economici. Se guardiamo al 2024 questi temi, in particolare l’inflazione e la struttura delle referenze, restano cruciali: la birra che ha avuto una fase di lunga contrazione negli anni del Covid, sta fortunatamente riprendendo quota e sappiamo che è una categoria che ha un ruolo molto importante nel successo economico di un distributore. Ma se guardiamo al futuro è fondamentale che i grossisti facciano dei ragionamenti su quali categorie merceologiche sviluppare, sul mantenimento del controllo della numerica referenze e, contemporaneamente, sull’automazione della forza vendita e su una gestione più attenta del loro territorio utilizzando i dati per andare ad identificare i segmenti sui quali investire, sui quali mettere risorse in termini di uomini e in termini anche di tecnologia».
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