Gli argomenti di questi giorni relativi all’economia italiana sono incentrati – purtroppo – sulla terrorizzante QUOTA del 30% che l’amministrazione americana intende applicare dal 1° agosto sui beni di importazione dall’Europa, il salasso per il mondo produttivo italiano sarebbe senza precedenti esponendo a rischi enormi oltre 6.000 aziende italiane con 140 mila occupati.
L’allarme viene lanciato dall’ICE che ha fatto anche i conti di quanto costerebbe in termini di perdita economica: sono miliardi e miliardi di euro che graverebbero sulla bilancia economica in negativo, e fra questi una buona quota appartiene al food & beverage made in Italy. «Quasi un embargo per l’80% dei vini italiani» ha denunciato il presidente di Unione Italiana Vini (UIV), Lamberto Frescobaldi, impensabile poter collocare altrove nel breve periodo i volumi di vino che non potranno essere venduti negli USA.
L’export di vino italiano verso gli Stati Uniti vale circa 2 miliardi di euro, pari al 24% dell’export totale di vino italiano. Federdoc denuncia che in questa fase di grande incertezza si registra già una riduzione degli ordinativi da parte degli importatori statunitensi, timorosi dell’impatto che i dazi potrebbero avere sui costi finali e sulla competitività del prodotto. Si sollecitano le istituzioni sia per mediare sulla percentuale, il 30% è pura follia, sia per interventi straordinari della UE.
I contro dazi – e quindi la guerra dei dazi – è quello che nessuno vuole e che a nessuno serve, neanche agli americani, ma c’è chi non l’ha capito o fa finta di non capire, probabilmente per negoziare partite diverse ed ottenere vantaggi di altro genere.
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