La cucina italiana è ormai prossima a tagliare il fatidico e prestigioso traguardo: patrimonio immateriale dell’Unesco. Il primo parere tecnico positivo sarà sottoposto alla decisione finale del Comitato Intergovernativo che si riunirà in India a New Delhi dall’8 al 13 dicembre.
Un riconoscimento straordinario, se consideriamo che qui non si parla di questo o quel piatto, l’abilità di alcune mani o un prodotto tipico distintivo, ma dell’essenza stessa del cucinare italiano, il significato profondo che l’atto di cucinare riveste nella storia italiana.
Ascoltiamo le parole del Professor Pier Luigi Petrillo che ha curato il dossier:
«Nel dossier, quello che abbiamo esaltato è il sentimento degli italiani per il cibo e per la cucina, il fatto che il modo di cucinare, il cucinare è un modo di prendersi cura di sé, degli altri, un modo di raccontare la realtà circostante. Questi sono i punti di forza del dossier, sottolineando come la cucina italiana non è unica, non è unitaria, ma anzi è un mosaico di tante diversità territoriali che cambiano non solo da città a città, ma da famiglia in famiglia».
E dell’importanza sociale e culturale di questo riconoscimento vi proponiamo anche il pensiero del prof. Alex Revelli Sorini:
«A mio avviso, credo che sarebbe importante. Perché? Prima di tutto si sta perdendo, è innegabile, la cucina casalinga. Questa sta diminuendo, nelle grandi città non si cucina quasi più in casa, tranne che in rare occasioni. E poi, avendo questo tipo di riconoscimento, potremmo spingere anche ad aumentare l’educazione alimentare, per esempio nelle scuole elementari, a fare anche un incontro, gli incontri con i giovani, perché questo riconoscimento darebbe valore a tutta una trasmissione di saperi che possono diventare strategici per il futuro. Se noi non condividiamo con le nuove generazioni i valori della cucina italiana dicendo che non sono solo carboidrati, proteine, vitamine, ma è qualcosa di molto di più, noi rischiamo di essere poi travolti da una globalizzazione. E invece, grazie al riconoscimento, potrebbe essere un’occasione per evidenziare, per mettere un faro su questi nostri grandi valori italiani».
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