Il Belgio – uno dei paesi birrofili per antonomasia – fa i conti con una crisi dei consumi: il consumo totale di birra è diminuito del 5,8% e le esportazioni sono diminuite fino al 7,5%; fuori Europa le esportazioni diminuiscono addirittura del 22,2%.
Sebbene 23 nuovi birrifici abbiano aperto i battenti, 36 sono stati costretti a chiudere i battenti. L’inflazione, la crisi del potere d’acquisto e la carenza di forza lavoro sono le cause principali di questa crisi. I produttori di birra sottolineano, quindi, l’importanza di una politica governativa ben ponderata per sostenere il settore e la cultura della birra belga.
E se la birra in Belgio non se la passa tanto bene, anche in UK, in questo caso i pub, sono in allarme. Secondo l’analisi della società di intelligence immobiliare Altus, nei primi sei mesi dell’anno 305 pub sono stati costretti a chiudere. L’analisi ha mostrato che il numero di pub in Inghilterra e Galles è sceso a 39.096 alla fine di giugno.
Ma secondo gli esperti il peggio deve ancora venire… ed il peggio ha un nome: “Tasse”. Alex Probyn, presidente della divisione imposte sulla proprietà dell’Altus Group, ha dichiarato in una conferenza stampa che «l’anno prossimo altri pub potrebbero essere costretti a chiudere a causa dei costi aggiuntivi legati all’inflazione e alla rimozione dell’esenzione dalle imposte commerciali. Tra il 2020 e il 2022, in risposta alla pandemia, il Governo ha concesso alle attività del settore un’esenzione del 100% dalle imposte commerciali; tale aliquota è stata poi ridotta al 75% e verrà revocata a partire dal prossimo aprile». Sarà dura per i pub in UK.
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