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Consumi Fuoricasa, meglio le catene di ristorazione

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Consumi fuoricasa in leggera ripresa negli ultimi due mesi, dopo un primo trimestre horribilis come abbiamo più volte commentato nel nostro podcast, una défaillance che di riflesso ha visto aumentare la spesa nei supermercati, che a differenza dell’Horeca è andata bene. Secondo i dati divulgati recentemente da Circana nel primo trimestre dell’anno le visite sono diminuite del -0,7%, accompagnate da un forte comportamento di trading-down.

Le occasioni principali, come pranzo e cena, hanno registrato un calo del -1,5% mentre le occasioni a spesa minore, come la colazione, hanno registrato una crescita positiva. Parlando di consumi fuori casa, l’attuale comportamento dei consumatori secondo Circana favorisce le catene di ristorazione che per certi versi si difendono meglio rispetto alla ristorazione tradizionale che negli ultimi mesi non ha particolarmente brillato.

Le catene di ristorazione quindi più performanti, ma quali sono i motivi alla base di questa tenuta? Lo abbiamo chiesto a Marco Micallef imprenditore e franchising specialist:

«Devo fare una premessa d’obbligo: ahimè tutto il mondo retail sta sottoperformando rispetto al 2024 e sappiamo tutti anche il perché. La ragione che porta la ristorazione classica ad essere un po’ di più in sofferenza rispetto alle catene di ristorazione è perché probabilmente la ristorazione classica lavorando anche con le famiglie e soprattutto con le famiglie il fine settimana, vede proprio in questo target una riduzione di spesa; se io devo ridurre i miei costi per il carovita, vado una volta in meno al ristorante. Viceversa le catene che lavorano principalmente con il lavoro settimanale fatto soprattutto a pranzo con uffici e scuole riescono a limitare i danni, mettiamola così».

Quali sviluppi per le catene sul mercato italiano che oggi le catene di ristorazione valgono il 10% del mercato dei consumi Fuoricasa? Si potrà arrivare a quote di mercato pari a quelle che paesi come Francia, Germania, dove hanno almeno un 30% di quote di mercato o in Italia, data anche la forte e storica presenza della ristorazione tradizionale, non potrà mai accadere?
«Ritengo che le catene di ristorazione aumenteranno la loro quota di mercato per due ragioni: la prima perché è un trend e quindi è un trend che non si può fermare, la seconda è perché è cambiato lo scenario del target dei consumatori. La forte immigrazione che abbiamo avuto negli ultimi 10-15 anni porta ad avere uno scenario di consumatori che è diverso e a questo consumatore nuovo, soprattutto alcune catene di ristorazione, propongono un prodotto che è vicino alla loro cultura. Detto ciò, non penso che raggiungeranno mai il 30% perché comunque l’arte culinaria italiana è molto forte e quindi questo non permetterà mai alle catene di raggiungere le percentuali che abbiamo visto in Paesi come la Germania».

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