Contro la guerra non mancano le reazioni anche da parte del mondo della ristorazione. La Guida Michelin annuncia che nessun altro progetto verrà sviluppato in Russia e non verranno aggiornati i contenuti sui siti Michelin. Questo significa che il gruppo “non promuoverà Mosca come destinazione gastronomica”. Ammesso e non consesso che qualcuno ci voglia andare…
Atto simbolico che non servirà certamente a fermare la guerra. Gli chef russi protestano per aver perso le stelle. In Ucraina, invece, sui ristoranti le stelle cadano dal cielo: sono bombe. I locali sono chiusi e gli chef diventano soldati e i ristoranti rifugi.
È la storia dello chef Klopotenko che ha trasformato il suo ristorante in un rifugio. Klopogenko, 35 anni, è l’unico ucraino nella lista “50 Next”, i talenti del futuro prossimo in cucina. Nel suo locale sono nascoste circa 30 persone, la metà per proteggersi dalle bombe, mentre gli altri cucinano per i militari.
«Sto chiedendo a tutti gli chef internazionali di cucinare il Bortsch, di servirlo nel proprio ristorante e di postarlo sui social, perché è un piatto Ucraino. A volte basta poco, “Make Bortsch not War” ci aiuterebbe a sentirci meno soli– sottolinea Klopotenko – e ci farebbe sentire il sostegno dei nostri colleghi nel mondo».
Siamo con lui.
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