I prezzi delle bottiglie d’acqua potrebbero aumentare se i rincari legati alle materie prime e all’energia dovessero continuare, con il rischio, concreto, che alcune delle 300 etichette italiane possano uscire dal mercato. A lanciare l’allarme è Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, la Federazione che all’interno di Confindustria riunisce il 70% del mercato italiano di acqua minerale, per un giro d’affari totale pari a 2,9 miliardi di euro. «La nostra preoccupazione non è il mercato – spiega Fortuna all’Adnkronos -. Siamo preoccupati per i costi di produzione. Tutto è rincarato in maniera insostenibile, a partire dal gas metano, aumentato del 417%. Anche il Pet utilizzato per bottiglie ha subito un aumento del 92%, così come la carta, con un prezzo raddoppiato, per non parlare del legno per i pallet salito del 108%, o dei trasporti, aumentati del 20%. Non solo siamo di fronte a costi enormi ma anche di fronte alla circostanza che il materiale non c’è».
L’Italia, insieme a Francia e Germania, è tra i primi Paesi produttori di acqua minerale naturale. In una ricerca sulle abitudini di consumo degli italiani, Censis associa l’acqua minerale all’italian way of life: 9 italiani su 10 (90,3%) bevono acqua minerale, mentre 8 su 10 (79,7%) ne consumano più di mezzo litro al giorno. «Nel 2021 c’è stato un picco di incremento nel canale della grande distribuzione, del 2,5% circa – sottolinea Fortuna -. In quest’ambito, il discount è cresciuto del 4,3%. A ciò si aggiunge il fatto che l’Italia è il Paese in cui l’acqua costa meno rispetto al resto del mondo. Il primo prezzo è di 11 centesimi a bottiglia, il premium è di 38/40 centesimi».
In media una famiglia spende “da 110 a 230 euro l’anno” per l’acqua minerale ma il consumatore potrebbe vedere presto il prezzo aumentare. «Certamente è qualcosa che può accadere – evidenzia Fortuna. – Tuttavia, questa necessità di adeguare i prezzi con il forte incremento dei costi, si ridurrebbe poi al livello di un centesimo in più. La nostra sfida è prezzi bassi e volumi alti. Ma se i prezzi non sono competitivi e vengono meno i volumi allora abbiamo difficoltà a stare sul mercato».«Gli associati di Mineracqua – rimarca Fortuna – negoziano aumenti di listino ma qui la situazione è grave». Già nel dicembre scorso Mineracqua ha lanciato l’allarme che l’aumento dei costi delle materie prime, dei materiali e trasporti li stava mettendo in ginocchio «e con la guerra in Ucraina la situazione è peggiorata» fa notare Fortuna.
Ma le preoccupazioni della Federazione riguardano anche gli investimenti in atto e quelli legati alla sostenibilità. «Stiamo continuando a investire in sostenibilità e questi investimenti sono difficili da poter realizzare – spiega Fortuna – perché la situazione finanziaria delle nostre imprese è quella che è». Nel frattempo «al Governo – ricorda Fortuna – abbiamo avanzato la richiesta di ridurre l’Iva. La nostra, al 22%, è abnorme rispetto all’Europa. In Francia è al 5,5% e se si riducesse già al 10% sarebbe un beneficio per il consumatore e darebbe ossigeno a noi e grossisti».