Il food delivery – che pareva inarrestabile dopo il boom nell’era Covid – pur continuando a crescere, sta vivendo una fase di rallentamento del 4-5% rispetto al picco nel 2020-2021. Secondo i dati del Rapporto Ristorazione di Fipe, il delivery nel 2022 in Italia ha fatturato 2,8 miliardi, circa il 4% del volume di affari complessivo dei servizi di ristorazione.
Dei 2,8 miliardi di euro circa 1 miliardo grazie alle grandi piattaforme internazionali come Deliveroo, Glovo, Just Eat che si contendono il mercato anche in Italia. Mentre la fetta più grande di 1,8 mld è rappresentata ancora oggi dalla classica consegna a domicilio attraverso il personale dell’attività fino a un certo raggio di chilometri.
Ma la notizia del momento è la chiusura, il prossimo 15 luglio, della piattaforma Uber Eats. Un’uscita di scena non priva polemiche. La proprietà, infatti, ha fatto sapere tramite i suoi legali di non essere interessata a incontrare le sigle sindacali per negoziare un qualsivoglia scivolo per gli oltre ottomila rider impiegati.
La spiegazione ufficiale recita: «Purtroppo, non siamo cresciuti in linea con le nostre aspettative per garantire un business sostenibile nel lungo periodo». L’abbandono della piazza italiana da parte della piattaforma statunitense Uber Eats conferma che il mercato del food delivery è molto competitivo e che occorrono investimenti importanti anche da un punto di vista tecnologico. Un mercato molto complicato per chi usufruisce di questi servizi come i ristoranti e le pizzerie (anche a taglio), una platea di circa 25-30 mila esercizi, circa il 15% del totale dei 150mila esercizi in tutta Italia che pagano elevate commissioni ai grandi player del settore.
Sempre in tema delivery, un’inchiesta condotta da Gambero Rosso in collaborazione il Laboratorio SiLa, specializzato in analisi microbiologiche alimentari, fa emergere un dato allarmante: sul fondo e sulle pareti laterali del box dove i rider portano il cibo a domicilio sono state trovate più di 200 colonie di batteri. Non è proprio una notizia che stimoli l’appetito, i batteri proprio no!
Igiene e sicurezza alimentare sono in cima al rapporto di fiducia con i consumatori. La legge, del resto, parla chiaro: la responsabilità per l’igiene degli alimenti è assegnata agli operatori del settore lungo tutta la catena alimentare, compresa quella del trasporto.
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