Siamo nel pieno della stagione estiva e, secondo i recenti dati del Centro Studi di Confindustria, il settore turistico italiano continua a mostrare una crescita significativa, nonostante il rallentamento generale dell’economia.
A maggio, la spesa dei turisti stranieri in Italia ha registrato un incremento del 13,2% rispetto al 2022 e il flusso di passeggeri negli aeroporti italiani, nel secondo trimestre del 2023, ha superato i livelli del 2019. Nonostante un lieve calo dell’indice PMI a 52,2 a giugno (da 54,0) i dati di luglio mostrano una rinnovata fiducia nelle imprese di servizi.
«Il turismo come faro, dunque, in un contesto di rallentamento economico, è vero – scrive Federturismo – ma è anche vero che questo settore, vitale per l’economia italiana, è chiamato a fare i conti con un convitato di pietra: il cambiamento climatico. Le fughe di turisti in questo luglio infuocato al Sud mettono come non mai in evidenza gli impatti della crisi climatica sul nostro Paese».
C’è uno studio del centro ricerche della Commissione Europea che fa luce su questo scenario, ed è una luce tetra. Un articolo di Bloomberg dice che il caldo estremo per l’industria dei viaggi nell’Europa Meridionale potrebbe avere un costo da 2 trilioni di dollari. È giunto il tempo, senza se e senza ma, di prendere provvedimenti seri e fattibili.
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