Che anno sarà per il mercato dei consumi fuoricasa? Va detto che c’è un filino di preoccupazione dovuta all’inflazione, anche se quest’anno si prevede non cresca come lo scorso anno che ha segnato +8,1%. Di buono c’è che gli italiani, come hanno già dato prova nel 2022, difficilmente rinunceranno a frequentare bar, ristoranti e pizzerie, anche se gli aumenti dei menù si sono fatti sentire, anche qui il dato medio è dell’8% (fonte è ISTAT).
Un aumento che però non ha spaventato gli italiani per i quali i consumi fuoricasa sono un bisogno sociale e relazionale, prima ancora che una necessità contingente legata al nutrirsi. Insomma, non si va al ristorante per fame: 90 miliardi di euro il giro di affari stimato nel 2022 per tutto il mondo del fuoricasa, una somma notevole che possiamo certamente considerare anche per questo 2023.
Il mercato dei consumi extradomestici, quindi, come asse portante dell’economia italiana, ma anche come palcoscenico sul quale si manifestano tendenze, nuove occasioni di consumo e nuovi prodotti. Un mercato dove ogni anno vengono lanciate centinaia di nuove referenze food&beverage, molte delle quali, va detto, durano lo spazio di un mattino, ma produttori e distributori continuano a sperimentare consapevoli che le esperienze dei consumatori nel canale on-premise influenzano gli acquisti anche poi successivamente nel canale domestico.
Una conferma giunge da un recente sondaggio pubblicato in una ricerca di CGA (NielsenIQ), riferito al mercato statunitense, che possiamo considerare attendibile anche per il mercato italiano. La ricerca dice che più della metà di un campione di 1.600 consumatori intervistati ha acquistato al dettaglio una bevanda (in questo caso alcolica) dopo che l’ha assaggiata la prima volta in un ristorante o in un bar.
La vetrina del fuoricasa è uno step necessario per i produttori, ma perché? La risposta è semplice: si chiama fattore umano.
Sempre secondo la ricerca di Nielsen il 61% dei consumatori preferirebbe approcciarsi ai nuovi prodotti e marchi nel canale on-premise piuttosto che nel canale della vendita al dettaglio grazie alle indicazioni di baristi e camerieri che influiscono sulle scelte di consumo dei clienti.
Viva il fattore umano, allora!
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