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Export resiliente

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Il Covid morde l’economia, ma il food & beverage resiste. I numeri lo confermano: l’industria agroalimentare ha saputo reggere l’urto violento della pandemia dentro i confini nazionali, mentre è addirittura cresciuta sul fronte export. A riportarlo sono i primi dati contenuti nel rapporto The European House Ambrosetti sugli scenari e le sfide per il settore agroalimentare. L’industria agroalimentare si è quindi confermata, anche in tempo di crisi, un pilastro della nostra economia: lo scorso anno, rileva lo studio, ha generato un valore aggiunto pari a 64,1 miliardi di euro, di cui 31,2 miliardi generati dal settore industriale, in leggero calo dell’1,8% rispetto al 2019, e 32,9 miliardi provenienti dal comparto agricolo.

Un andamento che ha accusato gli effetti della pandemia, ma segnando pur sempre una performance generale migliore rispetto al dato di contrazione avvertito sul Pil nazionale (-8,9%). Preceduto solo dalla Spagna (4%), l’Italia è il secondo paese in Europa per incidenza del settore agroalimentare sul Pil (3,8%). Con 64,1 miliardi di Euro di valore aggiunto generato nel 2020, il settore agroalimentare si conferma al primo posto tra le “4A” del made in Italy. L’export regge e cresce, ma c’è comunque del terreno da recuperare rispetto ai principali competitor europei dell’Italia che esportano di più a livello di food & beverage. Un gap che il Bel Paese potrebbe colmare cercando ulteriori spazi in mercati in crescita, in primis quello cinese che non rientra ancora nei primi dieci bacini di approdo delle merci italiane.

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